sabato 6 gennaio 2007

Pronti al decollo?

Mi chiedevo come mai l'immagine del decollo fosse usata in senso figurato in una infinità di occasioni; far decollare un'attività, una storia fra due persone, un progetto di vita. E' un paragone molto azzeccato, il decollo è quell'evento che trasforma un uccello da animaletto terrestre che fatica a spostarsi con quelle zampette corte in aggraziato animale volante che con due ali più grandi del corpo compie in aria tutti gli spostamenti con semplicità e leggerezza.
La paura un po' irrazionale che hanno molti viaggiatori durante il decollo è dovuta forse all'idea che cambiare punto d'appoggio dalle piccole ma collaudate ruote che poggiano sulla terra ferma alle enormi ali che però fanno leva apparentemente sul nulla, sia qualcosa di rischioso. Il decollo di un aereo è quell'evento che trasforma tonnellate di ferro in una agile macchina volante; al salire della velocità le ruote cominciano a trasferire il lavoro alle ali, che grazie all'aria che le circonda cominciano a farsi carico di tutto il peso. Più l'aria passa velocemente sopra e sotto le ali, più queste diventano efficaci, quando tutto il peso viene spostato su queste il mezzo si "stacca" dalla pista e smette di comportarsi come un veicolo e inizia ad essere un velivolo. Da adesso in poi i comandi che bisogna impartirgli non faranno più leva sulle ruote, ma sulle ali, si tratta di far deviare l'aria che le circonda, sbilanciando il mezzo sul un fianco o l'altro per farlo virare nella direzione voluta.
Ci sono persone che hanno paura di volare perchè pensano che il certo è sempre meglio dell'incerto, perchè far avvenire in noi una metamorfosi è faticoso e spesso doloroso, perdere qualcosa per ottenerne una migliore ma senza nessuna certezza è una decisione che solo un imprudente può prendere. Ma a pensarci bene molte delle scelte di vita sono delle imprudenze, iscriversi all'università, corteggiare una ragazza, traslocare di casa... nessuno ci da mai la certezza di raggiungere i nostri obbiettivi; fatto sta che se nessun uomo avesse mai osato, chissà in quale era preistorica ci saremmo fermati. Un grazie a tutti (*) quelli che con il loro osare, giocandosi spesso la propria pelle oggi mi permettono di viaggiare comodamente da qui a Roma in meno di un'ora.




(*) Nel 1903 Orville e Wilbur Wright erano due ragazzi che costruivano biciclette, avevano il pallino per il volo e un giorno si misero nel loro scantinato a segare assi di legno e rivestirli di tela per metterci su uno dei primi motori a scoppio dell'epoca. L'idea già provata con esiti disastrosi da altri temerari era quella di sdraiarcisi su tenendo saldamente nelle mani tutta una serie di leve per orientare il trabiccolo cercando di farlo sollevare da terra. La mattina del 17 Dicembre invitarono nel loro giardino un paio di amici a fare da testimoni al grande evento della "macchina volante" più pesante dell'aria (caratteristica che la distingueva da dirigibili e mongolfiere). Se fosse andato qualcosa storto Orville poteva spezzarsi una gamba o peggio ancora morire come era successo ad altri prima di lui, ma quel giorno il "flyer1" si staccò da terra fino a 3 di metri di altezza e restò in aria per una cinquantina di secondi percorrendo una distanza di circa 200 di metri. Era la prima volta che l'uomo realizzava il suo sogno più antico. Adesso ci sono aerei che hanno un'apertura alare più grande della lunghezza di quel primo incerto volo, ma quel mezzo viene ancora custodito in un museo di Washington e una targa commemorativa recita così:

"La prima macchina più pesante dell'aria, propulsa a motore, con cui l'uomo abbia fatto un volo libero, pilotato e duraturo. Inventata e costruita da Wilbur e Orville Wright e portata in volo da essi il 17 dicembre 1903 a Kitty Hawk, North Carolina. Attraverso un'originale ricerca scientifica i fratelli Wright scoprirono i principi del volo umano; da inventori, costruttori e volatori svilupparono ancor più l'aeroplano, insegnarono all'uomo a volare e inaugurarono l'era dell'aviazione"


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