lunedì 3 maggio 2010

Grande mela, persone vicine

Ogni grande città quando diventa l'icona di una intera nazione riceve un nomignolo, Roma: la Città Eterna. Parigi: la Ville Lumiere. Londra semplicemente la City. Probabilmente lo stalliere afro-americano che negli anni '20 uso il termine "grande mela" per indicare l'ippodromo di New York aveva avuto il suo motivo, ironico o sarcastico o metaforico che sia, non ci è dato di sapere, troppo distante nel tempo infatti l'appellativo ha fatto troppi passaggi per essere ricordato anche nel senso.
La sua fortuna fu comunque quella di essere usato in seconda battuta da un cronista che decise di farlo proprio, da lì in poi il "nickname" che si estese ad indicare l'intera città fu adottato da personaggi sempre più autorevoli e influenti in una scalata di notorietà che in breve tempo lo portò ad essere il secondo nome universalmente riconosciuto di New York City.
La prima cosa che un europeo prova arrivando a New York è di trovarsi in America, è un'affermazione banale, me ne rendo conto, purtroppo non mi viene un'idea più originale per farti capire che New York è il simbolo di tutto ciò che l'America rappresenta per un europeo. La grande mela è il contenitore dell'icone USA, la città che non dorme mai, fatta di grattaceli così alti da fare perennemente ombra sulle strade di Manatthan, i taxi gialli molto più numerosi delle auto, cartelloni pubblicitari luminosi colorati esageratamente grandi, limousine lunghissime, incroci pedonali attraversati freneticamente da fiumi di persone.
Ho avuto la fortuna di conoscere tutto questo attraverso la guida di persone speciali, gente a cui sono legato dal nome, ma neanche letteralmente. Persone talmente distanti nei rapporti che avevo prima di incontrarli che mi potevo aspettare di tutto tranne che si facessero in quattro per rendersi ospitali e disponibili ad ascoltare tutte le mie richeste e curiosità da turista viaggiatore.
Ho riflettuto spesso sulla gratitudine ma purtroppo molto spesso come qualcosa che mi è stata negata. Questa volta è un sentimento positivo che ho provato personalmente e ho capito che lo si prova quando si riceve qualcosa che si valuta come superiore a ciò che si merita e comunque molto di più di ciò che ci si aspetta. In modo esattamente opposto ho sentito profondamente ingiusto che persone molto vicine a me che per parecchio tempo hanno ricevuto tanto, non siano state sfiorate dall'idea di pronunciare quella semplice parola.
Succederà perché chi pretende tanto e riceve tanto; proprio perchè se lo aspetta come una cosa dovuta dalle circostanze e dal rapporto creatosi, alla fine l'abitudine è tanta che non si pongono neanche il problema di ringraziare. Io ho ricevuto tanto da persone che neanche conoscevo e ciò che ho imparato è che il sentirsi grati è un sentimento molto più intenso dell'ingratitudine e dell'amarezza che si riceve dalle persone che furono così vicine da subire il mio affetto e tutti gli sforzi per esternarlo. Il rischio che si corre in questo caso è quello di pentirsi di avere investito tante energie, e diventare cinici calcolatori per le successive relazioni personali, ma non è così basta poco per capire che a dare ci si guadagna sempre anche quando chi riceve non ringrazia.



"Lasciare New York non è mai facile
sentii la vita dissolversi"

R.E.M. - Leaving New York