domenica 18 gennaio 2009

Selezione naturale

"Una concezione della vita che consente così poca felicità agli uomini da uccidere in loro desiderio di avere figli, fa si che questi uomini siano biologicamente condannati. Non passerà molto tempo che uomini più lieti e più spensierati prenderanno il loro posto"

Quando si parla di selezione naturale ci si riferisce letteralmente al processo biologico che favorisce le specie viventi aventi un vantaggio su altre in funzione di habitat, condizioni ambientali e altri fattori naturali, vantaggio che darà loro maggiori probabilità di accoppiamento e quindi maggiori capacità di generare una prole numerosa, scongiurando così il rischio di estinzione.
Bertrand Russell nel suo "La conquista della felicità" prende in prestito il concetto Darwiniano di selezione naturale per adattarlo al contesto sociale in cui viveva; una digressione acuta, tutt'altro che fuori luogo ma soprattutto sempre più attuale anche ai nostri tempi. Ovunque vado c'è sempre qualcuno che parla di questa crisi economica globale e subito vengo assalito da un profondo senso di indignazione se penso a quanto sia fuori luogo questa definizione; quanto parziale e faziosa poichè partorita dal nostro punto di vista di occidentali benestanti, inquinanti e sciuponi che pur di salvaguardare lo status quo non si fanno scrupoli nell'attuare uno sfruttamento delle risorse sproporzionato e ingiusto. E adesso che è in crisi la possibilità che questo stato di cose può venir meno... "si salvi chi può" ma non è lo stesso grido dei nostri immigrati disposti a viaggi della speranza che mettono a repentaglio la loro vita pur di migliorare quella misera che svolgono nei loro paesi?
La selezione naturale adesso farà il suo dovere non nella savana premiando le giraffe col collo più lungo ma tra le popolazioni umane e il loro modo di vedere e godersi vita; e così la povertà che unisce paradossalmente aumenta il desiderio di avere figli, cosa che noi occidentali tacciamo subito come una immaturità e irresponsabilità frutto dell'ignoranza in cui si trovano. Le popolazioni con un alto tasso di natalità, quelle che si accontentano di poco e sanno gioire anche nella miseria soppianteranno nel giro di poche generazioni quelle con tassi di natalità minori cioè noi, "gli occidentali" quelli che pur consumando l'80% delle risorse del pianeta soffrono di depressione e si sentono poveri alla prima difficoltà economica. Gli stessi che in un matrimonio spendono tanto quanto basterebbe a dare da vivere a un villaggio di indigenti ma poi muoiono di malattie cardiovascolari e tumori, noi che non abbiamo voglia di fare figli se non ci sono almento due entrate sostanziose in una famiglia perchè altrimenti si rischia di dover fare qualche sacrificio per il nascituro.
E questo è un processo inevitabile ormai chiaro a tutti, probabilmente anche alle dirigenze israeliane quando, rispondendo giustamente alle provocazioni di Hamas, giustamente non si preoccupano delle vittime civili, soprattuto bambini, ma non per un particolare cinismo nell'azione militare, ma perchè è inevitabile che bombardando obbiettivi civili ci perdano la vita civili, e quale fascia di età è maggiormente rappresentata in una popolazione come quella palestinese che può vantare uno dei più alti tassi di natalità del mondo? La selezione naturale è una battaglia per la sopravvivenza che nel genere umano parte dalla chiusura delle frontiere, passa dall'intolleranza razziale per arrivare alle guerre per il territorio, per le risorse energetiche, per l'acqua e il cibo, guerra a cui nessuno per il momento sembra interessato porre fine.