lunedì 30 aprile 2007

Vittime di serie B

Ieri sera in un quartiere difficile di Alessandria una giovane donna svolgeva servizio di volontariato come tante altre volte aveva fatto distribuendo generi di prima necessità ai tanti barboni che si trovano sempre da quelle parti. Ma quella sera fra questi c'è un extracomunitario bosniaco, chiede alla donna 5 euro e non avendoli ottenuti comincia a diventare violento. Da quelle parti passava Vittorio Franzoi 43 anni di origini siciliane immigrato da anni al nord un passato da pregiudicato con piccoli precedenti, uscito di galera proprio pochi mesi fa usufruendo dell'indulto. Vittori Franzoi vedendo il bosniaco che aggredisce la volontaria decide di intervenire e con una scazzottata riesce a mettere in fuga l'aggressore.
Ma non finisce qui perchè l'immigrato clandestino torna con una bottiglia di vetro rotta che conficca nel collo del Franzoi uccidendolo in pochissimo tempo e quindi fugge. Franzoi viveva di stenti ma uscito dalla galera stava cercando di ricostruirsi una vita abitava in una casa in affitto e aveva trovato un lavoro, familiari vicini di casa ed ex compagni di cella indignati e addolorati combatteranno contro il naturale istinto di vendetta nei confronti ogni immigrato clandestino con cui avranno a che fare nei prossimi tempi.
I media mettono in classifica i vari "omicidi del giorno" e questo è stato declassato in serie B. Come mai? Forse perchè la vittima era un diseredato ex-galeotto che magari se l' è cercata perchè non doveva trovarsi lì a impicciarsi degli affari degli altri, o forse perchè l'assassino è il prototipo dell'uomo pericoloso, l'extracomunitario violento di cui bisogna aver paura, fatto sta che del povero Franzoi che è stato ucciso ingiustamente per aver difeso una benefattrice nessuno ne parla più, soltanto nelle ultime notizie di qualche giornale locale per tutta la giornata di oggi poi il silenzio.
C'è stato in questi giorni un altro omicidio violento quello di una giovane ragazza uccisa altrettanto ingiustamente da due prostitute rumene nella metropolitana di Roma. Se ne parla, è nei primi titoli di tutti i tg, i motivi sinceramente mi sfuggono e comunque non ho nessuna intenzione di sforzarmi per cercare di trovarli; quello che mi viene da pensare è che dietro questa perversa classificazione ci deve essere una logica altrettanto perversa di ricerca dell'audience che non ha neanche la dignità di risparmiare le pagine più cruente della cronaca nera.
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sabato 28 aprile 2007

Armistizio

La settimana scorsa ho assistito alla proclamazione di laurea di una mia collega. Laurearsi nella mia facoltà era vissuta da molti come un' impresa di guerra, ogni esame una battaglia, in prima linea i "baroni" del primo anno i più agguerriti che facevano le stragi più sadiche contro studenti ancora inesperti alle meccaniche dello scontro.
Se si mostrava in campo una buona preparazione i professori corretti te la davano vinta ma non sempre perché c'erano quelli che giocavano sporco e si attaccavano al più piccolo cavillo pur di farti fuori anche in maniera scorretta, c'era chi pretendeva d'aver bocciato lo studente almeno un paio di volte prima di prendere in considerazione l'ipotesi di una promozione. C'erano professori che prima di valutare l'andamento di un esame pretendevano di dare un'occhiatina al libretto giudicando lo studente in funzione della media dei voti già ottenuti, senza la minima considerazione della preparazione dimostrata in quella specifica materia.
Era una guerra psicologica in cui occorreva ostentare non solo di conoscere le nozioni necessarie ma anche serenità e un certo senso di superiorità o per lo meno di non sudditanza verso i baroni, che non avevano il potere di farti ritirare dall'università ma solo di farti perdere tempo prezioso e fiducia in te stesso, così solo i più forti non si perdevano d'animo e incassavano i colpi senza desistere. C'era il gioco di squadra ma non sempre ci si poteva fidare dei propri "commilitoni" spesso la competizione e l'istinto di sopravvivenza rendeva cinici ed egoisti e in certe situazioni sembrava di partecipare a un tutti contro tutti.
Ogni esame superato era la conquista di terreno prezioso sempre più vicini allo scontro finale: la tesi sperimentale! L'ultima prova, la più lunga in cui per vincere occorreva stare per più di un anno a lavorare nella tana del lupo. La proclamazione è il momento più bello: è il nemico che ammette la sconfitta e lo studente che sente di non avere più niente da temere, ed esce da quegli orrendi bunker guardando tutti dall'alto in basso!





giovedì 26 aprile 2007

Ricorrenze spaziali

In questo mese, esattamente il 12 Aprile ci sono state due ricorrenze particolarmente significative per la storia dell'astronautica. Il 12 Aprile del 1961 il primo uomo è uscito dall'atmosfera terrestre orbitando per meno di un ora e mezza attorno al pianeta grazie a una piccola capsula che lo riportò al suolo tutto intero. Era russo si chiamava Yuri Gagarin il suo nome come quello della sua navicella il Vostok 1 passarono alla storia. La prima cosa che disse il primo uomo a vedere il pianeta Terra "da fuori" fu:
- La Terra è blu... è bellissima.
Il sano spirito di competizione che c'era durante la guerra fredda spinse le due superpotenze a rivaleggiare non solo sulle sulla corsa ad armamenti sempre più potenti ma anche in missioni spaziali che culminarono qualche anno dopo con la conquista della Luna.
Da quel momento cala praticamente il sipario, l'altro evento degno di nota si ebbe un ventennio dopo, il 12 Aprile del 1981, con l'uscita del primo velivolo capace di andare nello spazio e farne ritorno pronto per una nuova uscita in breve tempo. Lo Space Shuttle è un apparecchio complicato e per anni ha fatto il suo dovere essendo un ottimo vettore per il trasporto di astronauti e attrezzature scientifiche di ogni tipo ma con costi esorbitanti sia economici che in termini di vite con ben 2 incidenti mortali che portarono alla perdita di due interi equipaggi.
Da anni si sente l'esigenza di mettere in pensione un vettore che ha fatto il suo tempo e questo aiuterebbe la realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) da anni in costruzione e mai portata a compimento. La causa di questa "pigrizia" nella corsa allo spazio oltre la fine della guerra è la ridotta priorità di certe potenze nei fondi da destinare allo spazio prediligendo il finanziamento di opere di "sicurezza nazionale" come ad esempio lunghe e costose guerre al terrorismo.





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martedì 24 aprile 2007

L'Ineffabile

C'è una sottile linea di congiunzione che passa per tutte le religioni del mondo, sono gli scritti dei mistici di ogni epoca quando cercano di rendere a parole ciò di cui hanno fatto esperienza nelle varie forme di preghiera contemplativa da essi praticate.
Tutti utilizzano un linguaggio criptico che spesso si serve delle figure della luce e delle tenebre per rendere l'idea all'intelletto del lettore, ma quello che si evince leggendo questi componimenti è che "chi sa tace" nel senso che una così "cosa" ineffabile che va aldilà di ogni definizione non può essere raccontata ne' descritta con il linguaggio verbale, tutt'al più accennata servendosi delle metafore che alla fine lasciano il tempo che trovano.
E così un lettore lontanissimo da queste preghiere può leggerci dei graziosi componimenti poetici mentre chi è riuscito almeno una volta ad accostarsi con pazienza alla preghiera contemplativa forse avendo dato una "sbirciatina" all'ineffabile alito divino che risiede nel profondo di ogni uomo di ogni religione, trova in quelle strane parole qualcosa di familiare.


Cristianesimo

Nella gioiosa notte,
in segreto, senza esser veduta,
senza veder cosa,
né altra luce o guida avea
fuor quella che in cuor mi ardea.
E questa mi guidava,
più sicura del sole a mezzogiorno,
là dove mi aspettava
chi ben io conoscea,
in un luogo ove nessuno si vedea.
Notte che mi guidasti,
oh, notte più dell’alba compiacente!
Oh, notte che riunisti
l’Amato con l’amata,
amata nell’Amato trasformata!

San Giovanni della Croce
"Notte Oscura 3-5"



Sufismo (Islam)

Hanno detto:"Da ogni parte c'è la luce di Dio".
Ma gridano gli uomini tutti:"Dov'è quella luce?"
L'ignaro guarda a ogni parte, a destra, a sinistra; ma dice una Voce:
Guarda soltanto, senza destra e sinistra!".

Jalal ad din Rumi
"Il Sole"


Induismo

Come invero i raggi del sole dissolvono in un batter d'occhio la più compatta tenebra notturna, così la più fitta oscurità, causa di esistenza futura, è distrutta da Hari, che è lo splendore stesso del sole, e da nessun altro. Rendendo omaggio ai divini piedi di Hari e ricordandoli piamente ci si libera dalle nebbie della propria ignoranza spirituale. In verità non c'è altro mezzo per disfarsi di morte e rinascita che contemplare i piedi del Dio. Chi desidera la prosperità loda chi è ricco: e dunque, chi non potrà venir liberato dai suoi legami se con rispetto leva lodi a Chi è causa dell'universo stesso?

Varahopanisad III 11 - 13




venerdì 20 aprile 2007

+7% per il bene comune

Qualche giorno fa i tg riportavano la notizia che a Gennaio le entrate dello Stato sono state il 7% in più rispetto a quanto si era preventivato; mentre tempo fa a fine 2006 è spuntato nel bilancio finale un surplus che hanno chiamato "extra-gettito" pari a 12 miliardi di euro.
Come si è riusciti a convincere gli italiani a pagare le tasse? Mettendogli paura, minacciando controlli più severi e in generale una lotta all'evasione più seria che non prevede condoni o sconti di nessun tipo. Era proprio necessario? Visti i risultati si direbbe di si, in Italia l'evasione è talmente alta che se si riuscisse a ridurla anche di poco i conti dello stato sarebbero così in attivo da poter abbassare tranquillamente anche la pressione fiscale. E' un cane che si morde la coda.
Come convincere la gente a pagare le tasse? Il precedente governo pensava di ridurle e spingere gli evasori a condonare, bastava un po' di psicologia spicciola per capire che la cosa non poteva funzionare. Se mi si mette di fronte le alternative: pagare tasse più leggere o evadere ed eventualmente condonare, mi pare palese che chi ha già evaso non si mette improvvisamente a pagare anche se di meno. Così come la pirateria non si combatte riducendo il prezzo dei dischi, perché se posso scegliere fra pagare poco film o cd o non pagarli affatto, fra le due cose è sempre più conveniente la seconda. Mentre se posso scegliere tra comprare un cd o rubarlo ma finire in galera, la scelta proprio non c'è perché sono obbligato a comprarlo.
Così se a un commerciante gli si dice: - Fai gli scontrini o rischi di chiudere, il buon senso lo farebbe riflettere sul fatto che non ne vale la pena di rischiare così tanto per fregare qualche euro allo stato. Mentre se gli si dice: - Paga il condono e chiudiamo un occhio e per di più per invogliarti a pagare in futuro riduciamo pure quanto ci devi. Facendosi due conti si arriva alla conclusione che non è il caso di pagare e neanche poco, perchè tanto non rischio molto e poi ci sarebbero sempre i condoni. Chi ha un senso civico ed è capace di dare la priorità al bene comune sugli interessi personali non ha bisogno delle minacce, evidentemente il senso civico non è una dote degli italiani che hanno avuto bisogno di avvertire una minaccia ai propri interessi, per capire che le tasse vanno pagate per il bene comune, che è anche il proprio.

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martedì 17 aprile 2007

Giulio Albanese

E' il direttore della agenzia giornalistica Misna, dedita all'informazione su guerre e disagi di tutta l' Africa sub-sahariana. Padre Albanese è anche un comboniano che ha deciso di offrire la sua vita per una nobile causa: dare una voce a queste popolazioni dimenticate.
Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di assistere alla sua appassionata testimonianza in cui ha cercato di far riflettere qualche centinaio di miei coetanei sulle ingiustizie del mondo odierno. Snocciolando una serie di agghiaccianti cifre sulla disparità fra l'occidente e come dice lui "le Afriche" ovvero un insieme di realtà socio-politiche disseminate in un continente grande due volte l'Europa il giornalista Giulio Albanese mette in evidenza l'ignoranza forse voluta dell'opinione pubblica occidentale sulle realtà africane. In Italia il quotidiano più venduto è la "Gazzetta dello Sport" e il settimanale "Tv Sorrisi e Canzoni" testate giornalistiche lontanissime dal pubblicare la notizia che in Uganda una guerriglia che dura dal '98 ha fatto 4.000.000 di vittime nella totale indifferenza della politica internazionale, del resto è una notizia sgradita anche ai canali di informazione più autorevoli come i Tg delle reti nazionali.
E ancora sullo spreco delle risorse nel nostro paese dove ogni anno vanno nel cassonetto 18 miliardi di euro in cibo, pari a più della metà della tanto criticata manovra finanziaria del 2007, o la spesa esorbitante pari a milioni di euro a mese spesi dagli adolescenti da 0 a 20 anni in ricariche telefoniche. Di fronte a simili disparità l'occidente non è un complice distratto ma un assassino pienamente responsabile che condanna a morte per fame il terzo mondo; attualmente si produce cibo per sfamare 12 miliardi di persone e la popolazione mondiale ammonta ad appena 6 miliardi, basta questo per scoprire che la questione demografica è un finto problema, solo una bugia raccontata per scaricare la piaga della fame all'Africa stessa. Perché anch'io sono il responsabile di queste ingiustizie?
Tanto per cominciare perché le ignoravo, non facevo nulla per documentarmi e così facendo mi creavo l'alibi della disinformazione, perchè se è vero che i media non dedicano molto spazio a questi temi è anche vero che esiste una informazione specializzata che affronta questi temi, mensili dedicati, siti internet come quotidiani online o agenzie giornalistiche che divulgano puntualmente storie di scontri carestie ed epidemie di malattie che a noi occidentali potrebbero far ridere. Sono responsabile tutte le volte che mi sono lasciato andare al consumismo, sperperando risorse economiche ed energetiche non solo per acquistare prodotti sporchi di sangue, realizzati depredando le ricchezze minerarie di molti stati africani, miniere il cui controllo viene sistematicamente realizzato a suon di mitra; ma anche consumando troppo, troppo cibo sprecato, troppa corrente elettrica, troppa acqua, troppa benzina. Fare beneficenza con una donazione inoltre può farci sentire più buoni e generosi ma come spiegava padre Albanese non servirà certo a bilanciare il vergognoso squilibrio economico fra nord e sud del mondo, l'Africa ha ad esempio ricchezze minerarie e petrolifere inestimabili ma tutti questi stati messi assieme dichiarano un prodotto interno lordo che è la metà di quello di uno stato europeo; se queste ricchezze fossero tutelate con degli stati forti e non con delle guerriglie commissionate da sanguinari corrotti, si risolverebbero in una sola volta il problema del sotto sviluppo e delle guerre.
Al momento delle domande la prima che è stata posta faceva più o meno così: - Che può fare un comune cittadino in un paese occidentale? Informarsi prima di tutto per uscire da un appiattimento culturale umiliante e poi cambiare stile di vita, consumare meno, boicottare i prodotti che sfruttano i paesi del terzo mondo e prediligere un economia più attenta ai problemi delle del terzo mondo che quasi sempre è il luogo dove viene prodotto il nostro benessere, non solo letteralmente ma anche idealmente, se noi possiamo fare questo stile di vita così avido di risorse è possibile perché da un altra parte del mondo si consuma pochissimo se tutti facessero il nostro stile di vita l'inquinamento sarebbe così elevato e le risorse così insufficienti da portarci alla distruzione in poco tempo.

Intervento di P.Albanese sull'importanza della rete

martedì 10 aprile 2007

Potatura

Quando studi la fisiologia vegetale la prima cosa che impari è che le piante scelgono di sviluppare maggiormente la chioma piuttosto che le radici in funzione della quantità di luce ambientale e della quantità di nutrienti del sottosuolo. Se si trovano in un ambiente con poca luce ma in un suolo molto nutriente preferiscono sviluppare l'apparato radicale piuttosto che perdere tempo ed energie a produrre una chioma molto sviluppata, viceversa trovarsi in un punto particolarmente esposto alla luce induce la pianta a sviluppare le foglie e poco le radici, occorre precisare però che nessuna pianta può vivere solo di luce solare e nessuna solo coi nutrienti del suolo tutte infatti hanno necessariamente sia foglie che radici.
Potare una pianta vuol dire mortificare l'apparato fogliare per indurre lo sviluppo delle radici, si fa prima della cattiva stagione quando avere più foglie può significare rischiare una gelata, già la natura comunque provvede da sola e fa perdere in grosso delle foglie proprio prima dell'inverno.
I paragoni col nostro modo di apparire ed di essere si sprecano, basta notare come in un ambiente in cui si predilige l'apparenza la gente tende a curare e a mettere in risalto l'aspetto fisico fino a conformarsi fisicamente anche con grandi sacrifici a un ideale comune di bellezza. Mentre quando ci si trova in un ambito in cui vengono apprezzati le qualità interiori si cerca di metterle in evidenza, ma è un'illusione perché le radici stanno sempre sottoterra ed è impossibile metterle in mostra; tutto quello che si può fare è far finta di avere delle qualità nascoste per ricevere elogi ma è sempre un mettere in mostra la chioma. Potare vuol dire mortificare l'esteriorità a vantaggio dell'interiorità. Possiamo decidere noi di potare la nostra immagine, il nostro sentirci forti e importanti oppure può essere la vita con le sue difficoltà a "potare" il nostro Io. Tutte le vicissitudini che ci mettono di fronte al nostro essere creature indifese alle intemperie, che hanno più bisogno di essere piuttosto che di apparire, di radici piuttosto che di foglie; anche se ci fanno male, alla fine ci fanno crescere. Se decidiamo di nutrirci di cose sostanziose svilupperemo gli strumenti per assimilare queste sostanze mentre se decidiamo di fare attenzione soltanto alle futilità e a tutto ciò che può renderci attraenti agli occhi degli altri saremo come dei bellissimi alberi con una chioma folta ma con radici piccolissime che la prima tempesta sradicherà senza che resti nulla del nostro passaggio.

Deviazioni

Prima di ieri ho preso un bonsai. Ogni cosa è ha le stesse proporzioni che avrebbe in un albero grande, tronco, rami, e foglie, tutto in scala ridotta. Il tronco ha le cicatrici del fil di ferro che è servito per dare all'albero quella strana forma, innaturale ma armonica, è come se si arrampicasse su un appoggio centrale immaginario con un movimento contorto.
E' strano che una forma così innaturale può anche essere bella da vedere, le cure costanti che servono per ottenerla non devono fare molto piacere alla pianta che col tempo si rassegna a prendere quella strana figura. Ogni cosa può essere deviata se c'è una forza costante che si oppone alla naturale evoluzione delle cose, una diga può essere costruita per bloccare un fiume, venti anni di galera posso far ravvedere anche il peggiore criminale e un ragazzo a cui non piace studiare se vuole può anche laurearsi.
Non mi piacciono le persone fataliste che si rassegnano ai propri difetti e dicono che tanto sono fatti così e non possono farci niente, vuol dire non prendere neanche in considerazione il fatto che la nostra forza di volontà è veramente capace di farci cambiare. Rassegnarsi ai difetti secondo me vuol dire portarli a compimento. Quando dentro sento di voler fare una cosa che non va fatta sono ancora in tempo per impedirla e se ci riesco nessuno da fuori si accorgerà mai della mia tendenza negativa, ma se non credo alla mia forza di volontà se penso che sia una battaglia già persa e cedo allora piano piano le mie tendenze negative si concretizzeranno e col tempo si radicheranno sempre di più fino a fare parte del mio carattere definitivamente. Ma tutto ciò è faticoso e spesso fa male come hanno fatto male al bonsai le costrizioni di ferro che ha sopportato per tanto tempo prima di diventare quello che è.



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domenica 8 aprile 2007

Il vero amore

Qualche giorno fa ho visto un film dedicato alla memoria di Robert Kennedy assassinato per i suoi ideali di pace e uguaglianza, a differenza di molti altri film del genere l'attenzione non era direttamente posta sul protagonista ma su tutto il contesto storico e sociale di quel periodo, un film corale in cui si intrecciano le storie di decine di personaggi più o meno vicini a Kennedy che alla fine del film si trovano coinvolti in quell'assurdo assassinio avvenuto in un corridoio d'albergo che scoppiava dei suoi festosi sostenitori.
Quali sono i requisiti di un amore autentico? Mi hanno insegnato che chi ama sacrifica qualcosa di se e nello stesso tempo non deve avanzare la pretesa di essere ricambiato. Saper rinunciare a qualcosa a cui si tiene serve a dare prova che non sono solo chiacchiere e farlo senza tornaconto evita così che diventi una sorta di scambio: dimostro di saper rinunciare a qualcosa a cui tengo ma ne chiedo in cambio una a cui tengo ancora di più. Tra le storie che si intrecciavano nel film c'era quella di una ragazza fermamente pacifista che sconvolta dalla morte di molti suoi coetanei in Vietnam decide di rinunciare al proprio matrimonio e per scongiurare la chiamata alle armi di un suo amico, lo sposa pur senza esserne innamorata.
E' una storia vera, ai tempi del '68 molte ragazze rinunciarono alle prime nozze civili pur di impedire all'esercito di chiamare in guerra centinaia di giovani americani. Si può partire da questo esempio forse anche banale per arrivare a gesti sempre più concreti ed estremi.
Cosa spinge le persone a prendere decisioni contro i propri interessi a favore degli altri? I comportamenti altruistici in natura sono abbastanza comuni soprattutto negli animali sociali perché sono utili se non indispensabili alla sopravvivenza di una comunità, e ciò prevede quindi anche dei benefici individuali. Quando vogliamo condannare la nostra condotta morale sottolineamo sempre che l'uomo è l'unica specie capace di uccidere un suo simile per odio, ma ogni tanto bisogna ricordare che per amore l'uomo è capace anche del contrario. Dare la vita per i propri amici* è una scelta "contro natura", il più alto gesto d'amore che si possa concepire, il sacrificio più estremo che un tempo è riuscito a cambiare il mondo.


(*) Gv 15, 13

martedì 3 aprile 2007

Ricordi di Corfù

L'escursione in caicco prevedeva, dopo il pranzo a base di pesce alla griglia consumato in spiaggia, l'esplorazione della parte più inaccessibile della costa greca, anfratti di scogliera che si tuffano a picco su acque cristalline e poco profonde, flora lussureggiante capace di aggrapparsi anche alla roccia più impervia, principalmente macchia mediterranea fatta di ulivi, pini, cipressi, ginestre, liane, arbusti aromatici e i più variopinti fiori di campo.
Sott'acqua la natura se possibile era ancora più generosa, sul fondale praterie di poseidonia, banchi enormi di minuscoli pesci che si muovevano compatti come stormi di uccelli usando le stesse indescrivibili geometrie, polpi, ricci, meduse, oloturie tutti indifferenti all'invasione pacifica dei turisti meravigliati. Nel primo pomeriggio sosta a Glyfada il sole ancora violento continuava a torturare le pelli impreparate di tedeschi, inglesi, francesi, russi tutti scottati impietosamente da quei raggi d'agosto. Le stradine strette di Glyfada celavano inaspettata vitalità per le due del pomeriggio, negozietti turistici stracolmi di souvenir di ogni tipo richiamavano l'attenzione con l'indimenticabile tintinnio degli scacciapensieri di conchiglie udibile al primo alito di brezza. Case piccole e bianchissime provocavano un riverbero accecante ai turisti e vecchie donne sedute davanti ai loro miseri manufatti attirano l'attenzione con lunghe gonne variopinte. Di fronte a quel paesino palesemente a basso tenore di vita stride il porticciolo turistico con yatch e lussuose imbarcazioni di ogni forma e stazza che bivaccavano in quell'anonimo punto del mediterraneo lontani da località ben più mondane e rinomate, ferme lì a godersi la loro privacy.
La lunga escursione finisce alla sera il sole, adesso basso sul mare, accende d'arancio la scia della barca sempre più lunga per la premura con cui il veliero da turismo fa ritorno a Kerkira.