martedì 3 aprile 2007

Ricordi di Corfù

L'escursione in caicco prevedeva, dopo il pranzo a base di pesce alla griglia consumato in spiaggia, l'esplorazione della parte più inaccessibile della costa greca, anfratti di scogliera che si tuffano a picco su acque cristalline e poco profonde, flora lussureggiante capace di aggrapparsi anche alla roccia più impervia, principalmente macchia mediterranea fatta di ulivi, pini, cipressi, ginestre, liane, arbusti aromatici e i più variopinti fiori di campo.
Sott'acqua la natura se possibile era ancora più generosa, sul fondale praterie di poseidonia, banchi enormi di minuscoli pesci che si muovevano compatti come stormi di uccelli usando le stesse indescrivibili geometrie, polpi, ricci, meduse, oloturie tutti indifferenti all'invasione pacifica dei turisti meravigliati. Nel primo pomeriggio sosta a Glyfada il sole ancora violento continuava a torturare le pelli impreparate di tedeschi, inglesi, francesi, russi tutti scottati impietosamente da quei raggi d'agosto. Le stradine strette di Glyfada celavano inaspettata vitalità per le due del pomeriggio, negozietti turistici stracolmi di souvenir di ogni tipo richiamavano l'attenzione con l'indimenticabile tintinnio degli scacciapensieri di conchiglie udibile al primo alito di brezza. Case piccole e bianchissime provocavano un riverbero accecante ai turisti e vecchie donne sedute davanti ai loro miseri manufatti attirano l'attenzione con lunghe gonne variopinte. Di fronte a quel paesino palesemente a basso tenore di vita stride il porticciolo turistico con yatch e lussuose imbarcazioni di ogni forma e stazza che bivaccavano in quell'anonimo punto del mediterraneo lontani da località ben più mondane e rinomate, ferme lì a godersi la loro privacy.
La lunga escursione finisce alla sera il sole, adesso basso sul mare, accende d'arancio la scia della barca sempre più lunga per la premura con cui il veliero da turismo fa ritorno a Kerkira.



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