mercoledì 23 marzo 2011

Nobile e le nobili verità

L'altra sera discutevo con una persona a me cara riguardo alle quattro nobili verità della dottrina buddista.  La reazione e i pensieri che le sono venuti sono stati più o meno quelli che sono venuti a me quanto per pura curiosità decisi per la prima volta di approfondire l'argomento.
Rifletto sul fatto che se si esclude "l'ottuplice sentiero" il buddismo non ha precetti o regole come le hanno le altre religioni, e non è un caso che queste quattro semplici affermazione vengono chiamate "verità".
Non sono divieti o al contrario cose da fare, ma concetti semplici di cui dobbiamo prendere consapevolezza nella nostra vita, dobbiamo soltanto farne esperienza e capirli sulla nostra pelle, capire che sono quello che dicono di essere ovvero delle "Verità".
Chi li sente per la prima volta soprattutto se appartiene alla nostra cultura come me e la mia amica, rimane stupito dall'altezza e idealità di quelle affermazioni, si pensa subito che sono posizioni utopiche che non riusciremo mai a far prendere alla nostra vita, ma è proprio qui l'errore, pensare che siano "cose da fare" o da non fare.
Le nobili verità non sono state scritte per obbligare la gente ad essere felice, ma per dire: siate consapevoli di cosa è la sofferenza e da dove viene. Se e quando una persona capirà a pieno questi insegnamenti a quel punto toccherà a lei fare le proprie scelte. Può decidere di continuare a restare nella posizione in cui è oppure fare qualcosa per cambiare, ma in ogni caso chi conosce queste "idee" è più libero di chi non le conosce, perchè è libero di scegliere cosa fare della propria vita a differenza di chi non le conosce e non capisce perchè la vita è sofferenza o lo capisce ma non sa da dove viene, o sa da dove viene ma non sa come estinguerla.
Tanto è vero che sembrano cose alte e "altre" rispetto alla nostra vita, quanto è vero che è facilissimo fare esempi concreti di eventi della nostra vita traumatici o meno in cui abbiamo fatto esperienza diretta di almeno una di queste nobili verità.  Quando ho imparato un concetto che mi è servito e mi ha aiutato tanto nella vita sento il dovere morale di farlo conoscere alle persone a me care, è vero che in questo modo rischio di mettermi nella posizione del "maestro saggio" che vuole dispensare insegnamenti a destra e a manca spesso non graditi o non richiesti, ma ne vale la pena correre il rischio, la gioia che si prova nel pensare che tu con la tua persona e le tue energie siano servite ad alleviare anche di poco la sofferenza degli altri è pur sempre un intento alto e nobile che ritengo doveroso perseguire.