lunedì 2 novembre 2009

Sogno e realtà

L'anno scorso ho conosciuto un bambino a cui ho voluto bene, si chiama Peter Fortune, a 10 anni ciò che lo distingue dagli altri bambini è la capacità di sognare ad occhi aperti. Per tutto ciò viene definito, dagli adulti, un bambino difficile, quando succede infatti, Peter perde la cognizione del tempo e della realtà, quasi assentandosi.
Quando la mamma Viola e il papà Thomas decidono che è meglio infondergli fiducia, pensano di dargli la piccola responsabilità di prendersi cura della sorellina Kate dal tragitto fino a scuola vigilando all'interno dello scuolabus e facendo attenzione a farla scendere alla giusta fermata, ma le cose non vanno come dovrebbero. E' ciò che succede nel prologo del bel romanzo "L'inventore dei sogni" dell'inglese Ian McEwan storie tragicomiche che capitolo per capitolo rappresentano i sogni che Peter fa: le Bambole, il Gatto, la Pomata Svanilina, il Prepotente Barry Tamerlane, con il quale Peter avrà uno scontro, il Ladro Mrs Goodgame; avventure fantastiche la cui gradevole lettura fa tornare bambini, la cui fantasia è stata un po' quella di tutti e McEwan è bravissimo a rispolverare la sua per mettersi nei panni di Peter in maniera molto convincente. Il modo in cui ragiona è emblematico: non è più un bambino in quanto comincia già a cercare la sua indipendeza e guarda con un senso di superiorità chi è più piccolo di lui, ma non è neanche un adolescente, non si sente attratto dalle ragazzine e osserva con indifferenza e quasi con disgusto le effusioni affettuose dei più grandi.
Ma Peter nei suoi sogni sarà anche un neonato e sarà anche un adulto, capirà fino infondo cosa vuol dire gattonare sul pavimento cosa si prova ad osservare tutti da una altezza di pochi cm dal suolo, avere un testone che è difficile tenere dritto, provare euforia per oggetti nuovi da eslporare con la bocca, colori e forme sconosciute ai sensi ancora immaturi.
Sarà anche un adulto che proverà noia nei giochi di bambini e si sentirà appagato dal lavoro, dal guadagno e dal tornare a casa sapendo di trovare una moglie che lo aspetta.


lunedì 19 ottobre 2009

Persone in HDR

Non sono un grande appassionato di fotografia ma in viaggio se non ho sempre a portata di mano la mia fidata digitale sento che manca qualcosa. Qualche settimana fa ho scoperto che esiste una tecnica fotografica che si è andata affermando sempre di più negli ultimi anni, tecnica possibile solo grazie ad una elaborazione computerizzata, si chiama HDR ovvero: ampia estensione dinamica. Quando una macchina fotografica apre l'obiettivo per quella frazione di secondo che decide manualmente il fotografo o automaticamente il sensore di luminosità nelle fotocamere digitali, ciò che succede è che la luce entra e impressiona il sensore che converte questi segnali luminosi in pixel. Il pixel è l'informazione che indica al monitor o alla stampante di generare quel preciso colore. Ora bene che vada, se il fotografo è stato bravo o il sensore non è stato ingannato da un dito messo su, quello che succede è che quella frazione di secondo in cui si apre il diaframma è sufficiente a far entrare la giusta quantità di luce e questo produce un'immagine ben bilanciata, ne' troppo scura ne troppo chiara. Le ombre risulteranno grigio scuro e le parti in luce avranno colori che si avvicinano al bianco quasi puro.
Eppure questa immagine sarà sempre la rappresentazione di un punto di vista parziale della realtà, nessuno può dire o estrapolare con calcoli matematici cosa ci potrebbe essere in una parte più buia dell'immagine, o troppo luminosa. Questo significa che probabilmente ci saranno parti troppo in ombra che non permettono di mostrare ulteriori dettagli e parti troppo bianche dove per il motivo opposto accadrà la stessa cosa.
In queste condizioni la tecnica HDR da il meglio di sè, si tratta di fare più scatti dello stesso soggetto, di solito un paesaggio (sarebbe impossibile fotografare soggetti in movimento) tutti scatti che differiscono soltanto per il tempo di esposizione.
Avremo 5, 10 o più fotografie che differiscono per luminosità: nel fotogramma più scuro che probabilmente sarà quasi tutto nero (sotto-esposto) si possono visualizzare meglio i particolari che si trovano nelle zone più chiare, particolari che in quelle a maggiore esposizione non saranno visibili perchè si troveranno in una zona probabilmente completamente bianca. Ma in queste ultime immagini chiare quelle cioè a lunga esposizione metteranno in evidenza i particolare delle zone al buio perchè permetteranno come di amplificare quella poca luce presente nelle ombre.
Il risultato è spettacolare un'immagine piena, in tutti i sensi, i colori sono molto accesi e caldi, i dettagli sono tutti ben presenti e tutto nel complesso pur dando l'impressione di essere ritoccato (spesso lo scatto che ne risulta da un'idea di artificiosità) in realtà si può dire che è una immagine più vera del vero.
Neanche l'occhio umano infatti può fare meglio di così, il cervello automaticamente regola il diametro della pupilla come il sensore delle digitali regola il diaframma e il tempo di apertura.
Tutto ciò dimostra che la luce è un fattore che condiziona fortemente la visualizzazione di un oggetto al punto che è necessario sovrapporre più immagini scattate con condizioni di luci diverse per percepire a pieno cosa abbiamo in realtà davanti ai nostri occhi.
Allo stesso modo le relazioni personali e i sentimenti che ne derivano se spaziano in un ampia gamma sono altrettanto indispensabili per capire a pieno una persona, più è vario lo spettro di sentimenti che si provano per un oggetto più è facile mettere alla luce particolari che sono in ombra o ridimensionarne altri che sono fin troppo in luce.




Oltre cento anni fa l'impressionista Monet aveva capito che per ottenere un'immagine "super-reale" di un soggetto, in questo caso la facciata della cattedrale di Rouen, era necessario dipingere in condizioni di luce diverse. In questo esperimento non si è variato "il tempo di esposizione" ma la quantità e qualità della luce.
Il risultato è simile, un primo abbozzo di immagine HDR.

domenica 6 settembre 2009

Le foto del premier censurate su El Pais

C'era una volta un Re che amava così tanto i vestiti nuovi che spendeva in essi tutto quello che aveva. Possedeva un abito diverso per ogni ora della giornata, per ogni giorno della settimana, e per ogni settimana dell’anno….

Niente importava per Lui, eccetto i Suoi vestiti; eppure non trovava soddisfazione neppure nello splendore di tutto quel guardaroba. Tutte le volte che il Suo sarto veniva al Palazzo, Egli gli chiedeva continuamente qualcosa di nuovo.

Alla fine il sarto era sull’orlo della disperazione; non riusciva a trovare più nulla di nuovo, ed il brutto è che era l’unico sarto in tutto il Regno.

Così pensò e pensò, e riuscì finalmente a ordire un piano. Disse al Re di aver inventato un nuovo tessuto che non solo cambiava colore e forma ogni momento, trasformandosi sempre in un nuovo abito, ma rivelava anche coloro che erano stolti, ignoranti, stupidi, o tutti e tre, in virtù di una sua magnifica proprietà… ad uno stupido, il tessuto sarebbe stato invisibile, mentre ad un saggio sarebbe apparso in continuo cambiamento e splendidamente bello.

“Che formidabili abiti!” pensò il Re tra Sé… “Solo indossandoli riuscirò a distinguere i saggi dai pazzi”.

Subito commissionò al sarto i nuovi vestiti. Le settimane passarono, e questi abiti non arrivavano; e non c’è da meravigliarsi, poiché non c’era niente da spedire. Il sarto non aveva intenzione di cucire nulla; intendeva far recapitare al Re “un bel nulla”, dopo aver lasciato passare un adeguato periodo di tempo per convincere il Re che i vestiti, come Gli aveva spiegato a lungo e con un linguaggio eccessivamente tecnico, avrebbero previsto ogni possibile circostanza con raffinato dettaglio e che erano molto difficili da produrre.

Finalmente il pacco con l’abbigliamento invisibile arrivò ed il Re lo aprì eccitato, solo per scoprire che Egli non riusciva a vedere proprio nulla….

Ma non desiderando apparire stolto, ignorante o stupido, fece finta d’indossare i nuovi vestiti ed uscì tra la gente del Suo Regno.

E pensate anche solo per un momento che i suoi sudditi ce ne fosse uno che volesse rischiare la testa accennando alla Sua nudità? Neppure per sogno! Nessuno lo fece! …Fin quando un bambino disse, un po’ troppo forte, mentre il Re stava passando in processione:

“Ehi, guardate! Il Re è nudo!”

Un frastornante silenzio si sparse tra la folla assemblata per assistere alla processione del Re e dei Suoi Ministri mentre il riverbero delle parole del bambino si spandeva per la piazza.

“Guarda cos’hai fatto!” gemette il Re al sarto, “Tutti pensano che Io sia uno stupido che se ne va in giro nudo!”

“Sciocchezze, Vostra Maestà,” non videro tutti il vostro vestito arcobaleno cangiante, non appena usciste dal Palazzo? Solo i bambini sono incapaci di vederlo. È naturale, sono ignoranti. Come potrebbero sapere? Non hanno la capacità sociale di nascondere la loro stoltezza”.

“Sentite cosa dobbiamo fare,” propose il sarto, “insegnerò a tutti i bambini a vedere i Vostri vestiti nuovi; fin quando non imparano, semplicemente ignorate cos’hanno da dire su di Voi”.

Il Re pensò che si trattava di un ottimo piano e dette al sarto il nuovo compito di insegnare a tutti i bambini a vedere i Suoi vestiti nuovi.

Passò un po’ di tempo, ma per insegnar loro a vedere dei vestiti invisibili, anzi di fatto inestistenti, ed anche a crederci nonostante i loro stessi sensi e la loro intuizione, il sarto dovette ricorrere, con i bambini, a metodi molto forti di magnetismo animale, detti “ipnosi”.

Questi metodi erano così potenti che, mentre i bambini si immergevano nell’allucinazione dei vestiti del Re, la loro visione del mondo realè si affievoliva e quando raggiungevano l’età adulta, sebbene potessero adesso vedere gli abiti nuovi del Re, erano però incapaci di vedere lo stesso Re.

Quando il Re si lamentò con il sarto riguardo a questo inconveniente, quest’ultimo rispose: “Beh, cosa volete di più? Di cosa avete più piacere? Volete che essi siano capaci di vedere i Vostri vestiti, o Voi? Non potete avere entrambe le cose, lo sapete”.

Il Re non lo sapeva, ma s’immaginò che il sarto ne sapesse di più di Lui. Poteva sempre tornare ad indossare i vecchi abiti ma essi, a confronto con questo infinitamente mutevole abito arcobaleno cangiante, non parevano più adeguati.

“Che ne pensate di questo?” chiese il sarto, “Insegnerò a tutti i bambini a vedere il vestito, ma insegnerò anche a pochi di essi (non alla maggioranza della popolazione, poiché c’è bisogno di loro per sostenere il Regno, ma agli stupidi, a coloro che sono in ogni caso inutili agli scopi generali della vita, come gli sciamani, i mistici ed altri “procaccia-guai”) a vedervi. Naturalmente, dovete capire che quando imparano a vedere Voi e non i Vostri vestiti, Voi apparirete loro nudo…..” aggiunse in un tono leggermente di scusa.


Anche in Italia il Re è nudo e tutti l'hanno visto ma nessuno si scandalizza più, "l'ipnosi colletiva" funziona benissimo perchè a nessuno importa conoscere le qualità morali di chi li governa e se qualcuno si intereassa ed è capace di scandalizzarsi ancora, viene eliminato silenziosmente o intimidito giuridicamente

“Ehi, guardate! Il Re è nudo!”

lunedì 3 agosto 2009

Cuore vuoto

"Non tutto ciò che conta può essere contato e non tutto ciò che può essere contato conta"

Qualche anno fa ho scelto questa frase di Einstein a sottotitolo del mio blog. Un modo per ricordare che il mondo è fatto di cose piccole di cui nessuno si prende più cura, che nessuno studia e si mette a contare eppure sono quelle che contano di più, molto più delle cose che si tengono in maggiore considerazione.
La nostra mente e il nostro cuore sono fatti allo stesso modo, ragionano con la stessa prospettiva distorta. Pensieri giudicati insignificanti, a cui non si fa neanche caso sono quelli che mettono radici più profonde e alla fine condizioneranno la nostra percezione della realtà compromettendo il nostro giudizio.
Prima di acquistare l'auto, dopo aver scelto il modello, decisi di fare un giro sui forum dedicati, i possessori erano tutto sommato soddisfatti anche se molto spesso accusavano un rumorino sul retro appena avvertibile soltanto sulle strade sconnesse. Leggevo delle peripezie che passavano i malcapitati possessori per contestare il problema alla casa madre.
Tuttavia ho giudicato la cosa di poco conto, semplicemente cercando di non pensarci e di rimanere paziente, fiducioso che a me non sarebbe successo.
Credimi, ho messo tutta la mia buona volontà per non farmi influenzare, ma quella preoccupazione ha proprio preso piede e ai primi km ecco puntuale il tanto temuto difetto.
Appena percepibile a bassa velocità sullo sconnesso, una specie di borbottino. Insopportabile, comincio a rimuginare, mi dico che dovrei portarla dal concessionario ma temo lo scontro anche perché non tutti sono riusciti a dimostrare il difetto di fabbrica pur ammesso dalla casa madre.
Quel rumore la mia auto lo fa, e lo fa perché lo sento, ed è proprio come lo descrivono nei forum, e mi da fastidio perché si ripresenta puntuale, nel silenzio dell'abitacolo alla prima scaffa.
A distanza di 4 mesi non so dirvi se anche la mia macchina ha questo difetto posso solo essere sicuro di avere sentito quel rumore, ma non che l'abbia fatto veramente. Guarda caso con qualche passeggero a bordo non lo fa! Un'altra certezza è che ora non lo sento più, ma anche su questo non ci metterei la mano sul fuoco. Ho letto che dal gennaio 2009 è stata modificata la catena di montaggio per evitare quel difetto di fabbrica. La macchina io l'ho prenotata a febbraio e mi è stata consegnata i primi di marzo.
Io penso che una cosa andrà male e va male, penso che una bella esperienza potrebbe finire ed è già finita, temo di essere inadeguato davanti a una situazione nuova e lo sarò, penso che una persona è incapace di farmi innamorare come altre ed è così. Quello che conta non è la realtà ma ciò che percepiamo di essa e la percezione è fortemente condizionata dai nostri pensieri, dalle nostre aspettative, dalle nostre proiezioni mentali, tutte cose all'apparenza insignificanti e inquantificabili eppure tanto potenti da governare la nostra vita addirittura dirigere gli eventi che ci succedono apparentemente non collegati alla nostra volontà e controllo.
Bisogna essere bravi a subire ciò che accade intorno a noi nel miglior modo possibile ma nello stesso tempo a dominare la propria mente e il proprio cuore. Svuotandoli:

Se ti pieghi ti conservi,
se ti curvi ti raddrizzi,
se t'incavi ti riempi,
se ti logori ti rinnovi,
se miri al poco ottieni
se miri al molto resti deluso.
Per questo il santo preserva l'Uno
e diviene modello al mondo.
Non da sé vede perciò è illuminato,
non da se s'approva perciò splende,
non da sé si gloria perciò ha merito,
non da sé s'esalta perciò a lungo dura.
Proprio perché non contende
nessuno al mondo può muovergli contesa.
Quel che dicevano gli antichi:
se ti pieghi ti conservi,
erano forse parole vuote?
In verità, integri tornavano.

Il saggio Lao Tzu quasi 2.000 anni fa scriveva nel suo Tao Te Ching: "Non da se vede perciò è illuminato".
Ovvero la sua mente e i sui sensi non rielaborano, non giudicano la realtà e così non si aspetta un bel niente, soltanto prende atto passivamente di ciò che gli succede, si fa illuminare dagli eventi e basta.
Se non mi facevo condizionare da quanto avevo letto sono sicuro che io quel rumore non l'avrei neanche sentito, ammesso e concesso che la mia macchina aveva realmente quel difetto. Il mio senso dell'udito è stato istruito dalle mie preoccupazioni affinché io potessi trovare, guarda caso proprio quello che stavo cercando. Cosa sarebbe successo se io non ne avessi saputo niente?
Avere l'umiltà di azzerare ogni aspettativa dalla vita e la forza di liberarsi da ogni pensiero che ci condiziona vuol dire vivere una vita serena al di là di ciò che ci succede. E non saremmo costantemente alla ricerca di eventi che confermano le nostre più temibili aspettative, eventi che puntualmente si verificano. Forse saremo più felici di fronte al peggiore accidente, immuni da tristezze, delusioni e senso di sconfitta.
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lunedì 20 luglio 2009

Allunaggio

"L’umanità ha dimostrato la sua grandezza, andando sulla Luna dopo averlo sognato per secoli. Noi fummo l’incarnazione di quella grandezza, per il solo fatto di essere lì. La desolazione che ci trovammo davanti era, al tempo stesso, prevista e sorprendente. Non si può proprio immaginare quello scenario che per migliaia, centinaia di migliaia, milioni di anni, non è mai cambiato: l’assoluta mancanza di vita. Non vedemmo uomini verdi, alieni, ci aspettavamo di vederli. Ma la polvere che sapevamo di trovare non aveva l’aspetto, le caratteristiche che avevamo immaginato"
Buzz Aldrin

Fino alle 22.57 del 20 Luglio '69 era impensabile che degli uomini potessero spingersi fino a raggiungere una meta tanto lontana, talmente lontana che bisogna alzare lo sguardo al cielo, e nello stesso tempo tanto familiare da sembrare quasi vicina, un luogo fisicamente presente nei ricordi e nella coscienza di ogni individuo. Lo stupore di vedere un corpo celeste tanto grande sarà un ricordo ormai vago nell'infanzia di ogni uomo eppure e col passare degli anni tra uno sguardo distratto e l'altro si radica nelle coscienze al di là della razza del luogo e della cultura in cui si vivrà. Una certezza: c'è la luna in cielo la notte, basta alzare lo sguardo ed è sempre lì a volte uno spicchio a volte intera, a volte bassa e rossiccia a volte alta e spendente; di un chiarore quasi abbagliante che illumina le campagne con la sua luce eterea, non certo le città, tutte inquinate da quell'illuminazione urbana tanto deprecata dagli astrofili.
La luna è lì con quella superficie bucherellata a provocare gli interrogativi di sempre. C'è chi dice che quando l'uomo l'ha conquistata nello stesso tempo ha smesso di sognare soffocato dalla sua razionalità e dalla smania di trovare le risposte a quegli interrogativi che si pone da quando è su questa terra. Le risposte sembrano sempre deludenti, la Luna è una distesa desolata senza vita, probabilmente dal punto di vista scientifico la missione è stata pressocchè un fallimento, non è stata fatta nessuna scoperta rilevante e gli investimenti che si sono fatti per raggiungerla potevano essere diretti verso altri filoni di ricerca. Eppure quell'evento ha emozionato il mondo, cento volte ho sentito il racconto di mio padre sveglio fino alle 4 di mattina ad aspettare l'uscita da modulo, i commenti dei più anziani increduli fino a negare che fosse successo veramente.

lunedì 6 luglio 2009

Viventi in pausa

L'evoluzione ha messo in atto diversi meccanismi utili a ridurre al minimo indispensabile il dispendio energetico necessario a mantenere in vita un organismo, nel caso in cui carestie o altre condizioni sfavorevoli possano minacciare la sua stessa vita.
Ai bambini si insegna che gli orsi o le volpi d'inverno vanno in letargo, si addormentano per ripararsi dal freddo perchè in una stagione così rigida non avrebbero nulla da cacciare e sarebbe pericoloso oltre che inutile restare attivi.
Ma non esiste soltanto il letargo, alcuni unicellulari sono capaci di compiere una trasformazione più radicale detta sporulazione. Il batterio attiva un programma genetico ben preciso che alla fine produrrà la spora, ovvero una forma che contiene tutto il necessario per ricostituire la sua vitalità, una forma compatta, resistentissima e non vitale, una sorta di seme capace di germinare nuovamente qualora le condizioni esterne lo permettano. La spora può resistere a temperature spesso superiori ai 190°, alle radiazioni e al vuoto, chi sostiene che la vita sulla terra sia venuta dallo spazio propone la spora come vettore ideale per rendere credibile questa teoria.
Ma anche organismi più evoluti sono capaci di stati di "ibernazione" simili anche se non così estremi. Un fenomeno meno noto è quello della Diapausa, studiato nel dettaglio dagli entomologi, coinvolge un discreto numero di farfalle e insetti di altre specie, mosche e acari, ma anche di alcuni crostacei, lumache e di recente riscontrata perfino in alcuni mammiferi (diapausa embrionale). In alcuni casi è un passo obbligato per lo sviluppo dell'animale, in altri lo stesso vi entra da adulto per proteggersi da condizioni avverse.
Il meccanismo è simile ad altri processi più noti: a seguito di una serie di stimoli esterni, diversi da specie a specie avviene l'apertura della diapausa, quella fase in cui l'animale accumula tutto il necessario per mantenersi successivamente in quello stato di vitalità ridotta. Non si tratta soltanto di nutrienti, ma spesso di molecole che contribuiscono ad abbassare i loro punti di congelamento.
Quindi l'ingresso nella diapausa propriamente detta. Se è obbligatoria, questo periodo è solo una fase dello sviluppo indispensabile a far avvenire le modificazioni morfologiche già stabilite. La diapausa in questo caso cesserà automaticamente a sviluppo ultimato.
In caso contrario, l'insetto in diapausa indotta dall'ambiente, rimane sensibile agli stimoli esterni, stimoli che possono includere la refrigerazione, il congelamento o il contatto con l'acqua, a seconda delle condizioni ambientali da superare, stimoli che sono importanti per evitare che l'insetto chiuda la diapausa troppo presto, per esempio in risposta al caldo nel tardo autunno. Seguirà una fase di quiescenza post-diapausa e ciò avviene curiosamente prima della fine delle condizioni sfavorevoli, in questo modo l'insetto continua a sopportare condizioni difficili pur essendo pronto ad approfittare delle buone condizioni quanto più rapidamente possibile.
Sembra inpensabile che un "letargo" così profondo e complesso, regolato da fattori ambientali, stimoli nervosi ed endocrini seguiti da programmi di attivazione genica sia realizzabile non solo da organismi semplici come gli insetti ma anche dai mammiferi!
La riproduzione del Capriolo europeo è stato un mistero per molto tempo. Il Capriolo adotta una strategia riproduttiva di diapausa embrionale ovvero una sorta di impianto ritardato. L’accoppiamento si svolge alla fine di luglio o all'inizio di agosto, mentre il parto avviene alla fine di maggio o ai primi di giugno. Tra il momento del concepimento e la fine di dicembre l'embrione rimane in una fase di circa il 30 cellule in uno stato di diapausa. L'embrione allo stadio di blastocisti è piccolo, meno di 1 millimetro di diametro e in questo stadio di sviluppo entra in diapausa per diversi mesi. Alla fine di Dicembre o all'inizio di Gennaio, la blastocisti si riattiva, cresce rapidamente, forma una placenta per la madre e segue la normale crescita del feto.




Anche questa stupenda farfalla (Papilio machaon) può diventare ciò che è soltanto passando da una fase di sviluppo trascorsa in Diapausa

giovedì 7 maggio 2009

Dignità zero

Mi sono quasi abituato all'idea che dalle mie parti vada per la maggiore un partito alla cui guida c'è un corruttore che distribuisce laute bustarelle a chi gli capita a tiro per scagionarsi da noiosi processi che lo vedono imputato (o meglio vedevano dato che molto spesso lui stesso ha depenalizzato il reato) imputato per evasione fiscale o associazione mafiosa, quando da pochi giorni mi si chiede uno sforzo ulteriore , la consapevolezza di essere governati da un presidente magnaccio.
Scusa tanto il termine ma non c'è una parola più delicata per definire un uomo che ama frequenti scappatelle con donne dello spettacolo e non per lo più di dubbia morale. Lo sapevamo, lo abbiamo cominciato a sospettare quando al governo erano cominciate ad apparire ex-veline ex sue potenziali fiamme che inspiegabilmente ricevevano lauti compensi del governo per consulenze esterne inverosimili, ma quello che abbiamo scoperto in questi giorni è una potenziale figlia illegittima. Potenziale almeno fin tanto che qualche politico oppositore di buona volontà (e ormai ne sono rimasti pochi) chieda il test di paternità in nome di una leggittima chiarezza che si richiede a un premier di stato, anche su fatti della vita privata così delicati.
L'argomento è un tabù anche se in questi giorni se ne parla tanto; se ne parla tanto ma si omettono volutamente le parti più importanti.
Ma parliamo di altro, in fondo per gli italiani non è un argomento interessante le magagne giudiziarie del premier figuriamoci la sua condotta sessuale figuriamoci la scoperta di una relazione extra-coniugale il cui frutto è una bella ragazza che a suo dire è stata allevata dal premier di un anno più giovane del matrimonio che in questi giorni verrà sciolto per vie legali.
Ovviamente non mi riferisco all'Italia, in Italia c'è Silvio Berlusconi che non ha fatto nulla di ciò che ho insinuato ed è un ottimo presidente e noi siamo tutti fieri di essere rapresentati nel mondo da lui, il quale non perde mai un occasione per farci fare sempre delle gran belle figure.




domenica 29 marzo 2009

Earth hour, la moda del verde

La virtuosa moda di voler salvare il mondo, insistendo con ogni mezzo possibile e immaginabile per ridurre il consumo energetico, si fa sempre più piede con buona pace dei più accaniti ecologisti (di cui a volte ho fatto parte anch'io) che non avranno più motivi validi per accusare i poveri cittadini medi inconsapevoli del riscaldamento globale con tutti i pericolosi cambiamenti climatici che si porta dietro.
E' una moda che può esistere solo se chi la porta avanti è disposto ad un compromesso, perchè chi vuole salvare il pianeta è disposto anche a scendere a patti con le sue necessità, è disposto a rinunciare a un po' di comodità, o a spendere di più, o ad avere delle prestazioni inferiori, tutto in nome di questa giusta causa di cui spesso difficilmente ci si rende conto.
Spegniamo le luci per un ora. E' il secondo anno che si fa l’«Earth Hour» che quest’anno grazie alla succitata moda ha raggiunto cifre insperate anche per l'organizzatore il WWF: 3.000 città (oltre 160 solo in Italia) tra cui 66 capitali, in 83 Paesi nei sette continenti e 829 monumenti ed edifici simbolo. La gente è disposta a stare in una condizione di scomodità e i comuni hanno aderito senza temere proteste di sorta, ed è una novità che la dinamica sia questa, mi vengono in mente altre iniziative di risparmio energetico (M'illumino di meno) ma tutte di solito partono dal basso, dalla gente che di propria iniziativa spegne la luce, non che sia in qualche modo obbligata suo malgrado a farlo.
Dal Gennaio di quest'anno il governo italiano paga le case automobilistiche affinché non ci sia alcun sovrapprezzo su un modello con motore che vada a gas (GPL). Perchè la gente compra le macchine a gas? Primo per risparmiare, ovviamente il caro benzina è una odiosa speculazione delle compagnie petrolifere che mantengono in maniera ingiustificata alto il prezzo della benzina, cosa ormai evidente a tutti e chi va a gas ha la piacevole sensazione che gliel'ha fatta alle compagnie petrolifere, poi magari scoprirà che il gpl che compra fiero a 64 centesimi al litro in realtà alle compagnie costa soltanto 2 centesimi al litro, per cui adesso è ancora più "spennato" rispetto a quando andava a benzina, ma che importa, quello risparmia, le compagnie guadagnano e sono tutti contenti. Ma c'è di più, ci sono altri svantaggi, la rete di distribuzione del gas è più scadente, le prestazioni dell'auto sono leggermente inferiori, eppure il gas è nettamente più ecologico della benzina e questo fa colpo sull'acquirente che lo sceglie al benzina, a vedere i dati di immatricolazione degli ultimi 3 mesi.
Ma se in questo caso una macchina a gas costa quanto una a benzina allora come giustificare il successo di prodotti che costano di più solo in nome di una sedicente indole ecologista in realtà tutta da dimostrare, che non danno alcun vantaggio all'acquirente se non l'idea di avere fatto una buona azione a favore dell'ambiente. Hard disk "green", telefonini fatti con materiali totalmente biodegradabili, confezionati in cartone riciclabile con all'interno dei semi di piante che germoglieranno nel momento in cui ,a fine vita, il cellulare verrà sotterrano e innaffiato. Le multinazionali improvvisamente sono diventate rispettose dell'ambiente? Non certo per una vera sensibilità ambientalista ma per far fronte a due obblighi, verso i governi che impongono leggi sempre più severe e verso la clientela da cui dipendono i loro businness che richiede questo.
Si spera ancora per molto, le mode si sa durano solo una stagione.



I 130gr di CO2 che immette nell'ambiente questa auto di 1.200 Kg
per spostarsi di 1 km sembrano ancora tanti, in realtà sono pochissimi
se confrontati ai 250-300 gr che servivano a un auto della stessa cilindrata e peso
di 8 anni fa senza nessuna normativa ambientale europea (Euro 0).

Bisogna anche aggiungere che un motore che brucia GPL per funzionare immette nell'aria solo CO2 e quasi nient'altro a differenza della benzina che produce ancora fumi decisamente dannosi per la salute o peggio ancora il diesel che necessita di potenti filtri antiparticolato per limitare le sostanze inquinanti che si producono
a seguito della sua combustione.


giovedì 12 febbraio 2009

La collezione degli ignorati

Quando un social network, un sito capace di produrre una fitta rete di contatti "pseudo-reali" ha una crescita così esplosiva come Facebook, mi pare inutile fare le guerre di religione per escludersi tacciandolo come stupido, inutile o addirittura pericoloso. Insomma non sto mettendo le mani avanti perchè non mi vergogno a confessare pubblicamente che anch'io qualche settimana fa ho fatto il mio bel contatto cercando di caratterizzarlo lo stretto indispensabile per farmi distinguere al massimo da chi mi conosceva già.
Ed ecco spuntare come funghi i "fantasmi dal passato" come li definivo qualche post fa e pazienza che male fanno, fin tanto che restano come delle voci lontane, delle facce che spuntano ogni tanto da quel finestrino che è il monitor del mio pc mi sta anche bene. Forse c'è anche un bisogno inconscio di tenersi in contatto con tutti i conoscenti passati e presenti perchè "chi lo sa... non si può mai sapere" meglio non perdere i contatti che perderli e con essi la possibilità di ottenere qualche tipo di convenienza e guadagnarci in vita sociale che fa sempre bene.
E intanto si continua a rispondere di sì a nuove richieste di invito, i compagni delle elementari, compagni delle medie, del liceo, colleghi di università, amici distanti, conoscenti, conoscenti lontani, conoscenti lontanissimi, appena conoscenti e si sfuma sempre più fino alla gente appena conosciuta, e qui ci si chiede fino a che punto mi va di accettare il contatto, qual'è la lama che deve tagliare in due le persone che voglio definire amiche e quelle che non voglio neanche conoscere, ma neanche virtualmente o meglio realmente servendomi di un mezzo così limitato e riduttivo per un processo così elaborato e gratificante come la conoscenza tra due persone.
Qual'è in discrimine? In che modo devo motivare il mio rifiuto, indifferenza, il troppo è troppo? Se lo incontro per strada neanche lo saluto? (che poi può essere un bellissimo slogan che descrive in pieno facebook). E c'è un mio amico "reale" che mi chiede preoccupato: ma se rifiuto l'amicizia che succede? Metti che si offende?! E allora cosa fa questo mio amico? Colleziona le richieste di amicizia, non gli va di rifiutare e non gli va di accettare rimangono tutti lì sospesi come su una bilancia che sta in bilico, tra l'indifferenza e la voglia di farsi nuovi contatti, tra l'idiozia di fare collezione così da bullarsi con gli altri per avere tanti amici e la ragionevolezza che quelli non sono veri amici almeno non tutti e non vale a niente collezionarli.
Sia chiaro, in lui non prevale nessuna delle due, ha un suo equilibrio e così la lista che cresce non è quella degli amici ma quella delle richieste di amicizia, non le rifiuta e non le accetta, fa collezione di ignorati.
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domenica 18 gennaio 2009

Selezione naturale

"Una concezione della vita che consente così poca felicità agli uomini da uccidere in loro desiderio di avere figli, fa si che questi uomini siano biologicamente condannati. Non passerà molto tempo che uomini più lieti e più spensierati prenderanno il loro posto"

Quando si parla di selezione naturale ci si riferisce letteralmente al processo biologico che favorisce le specie viventi aventi un vantaggio su altre in funzione di habitat, condizioni ambientali e altri fattori naturali, vantaggio che darà loro maggiori probabilità di accoppiamento e quindi maggiori capacità di generare una prole numerosa, scongiurando così il rischio di estinzione.
Bertrand Russell nel suo "La conquista della felicità" prende in prestito il concetto Darwiniano di selezione naturale per adattarlo al contesto sociale in cui viveva; una digressione acuta, tutt'altro che fuori luogo ma soprattutto sempre più attuale anche ai nostri tempi. Ovunque vado c'è sempre qualcuno che parla di questa crisi economica globale e subito vengo assalito da un profondo senso di indignazione se penso a quanto sia fuori luogo questa definizione; quanto parziale e faziosa poichè partorita dal nostro punto di vista di occidentali benestanti, inquinanti e sciuponi che pur di salvaguardare lo status quo non si fanno scrupoli nell'attuare uno sfruttamento delle risorse sproporzionato e ingiusto. E adesso che è in crisi la possibilità che questo stato di cose può venir meno... "si salvi chi può" ma non è lo stesso grido dei nostri immigrati disposti a viaggi della speranza che mettono a repentaglio la loro vita pur di migliorare quella misera che svolgono nei loro paesi?
La selezione naturale adesso farà il suo dovere non nella savana premiando le giraffe col collo più lungo ma tra le popolazioni umane e il loro modo di vedere e godersi vita; e così la povertà che unisce paradossalmente aumenta il desiderio di avere figli, cosa che noi occidentali tacciamo subito come una immaturità e irresponsabilità frutto dell'ignoranza in cui si trovano. Le popolazioni con un alto tasso di natalità, quelle che si accontentano di poco e sanno gioire anche nella miseria soppianteranno nel giro di poche generazioni quelle con tassi di natalità minori cioè noi, "gli occidentali" quelli che pur consumando l'80% delle risorse del pianeta soffrono di depressione e si sentono poveri alla prima difficoltà economica. Gli stessi che in un matrimonio spendono tanto quanto basterebbe a dare da vivere a un villaggio di indigenti ma poi muoiono di malattie cardiovascolari e tumori, noi che non abbiamo voglia di fare figli se non ci sono almento due entrate sostanziose in una famiglia perchè altrimenti si rischia di dover fare qualche sacrificio per il nascituro.
E questo è un processo inevitabile ormai chiaro a tutti, probabilmente anche alle dirigenze israeliane quando, rispondendo giustamente alle provocazioni di Hamas, giustamente non si preoccupano delle vittime civili, soprattuto bambini, ma non per un particolare cinismo nell'azione militare, ma perchè è inevitabile che bombardando obbiettivi civili ci perdano la vita civili, e quale fascia di età è maggiormente rappresentata in una popolazione come quella palestinese che può vantare uno dei più alti tassi di natalità del mondo? La selezione naturale è una battaglia per la sopravvivenza che nel genere umano parte dalla chiusura delle frontiere, passa dall'intolleranza razziale per arrivare alle guerre per il territorio, per le risorse energetiche, per l'acqua e il cibo, guerra a cui nessuno per il momento sembra interessato porre fine.