venerdì 24 dicembre 2010

Meno di così

L'illogica corsa all'accumulo di oggetti pressoché inutili sembra, almeno in una generazione di persone illuminate, cominciare a segnare le prime timide battute d'arresto. Anche in economia ci si comincia a chiedere se la crescita del prodotto interno usata da sempre come metro di misura della ricchezza, sia realmente un indicatore valido per definire la solidità o il benessere di una nazione. Proprio adesso che nazioni sviluppate segnano un rallentamento "preoccupante" e nazioni emergenti fanno segnare tassi di crescita altissimi ma poco rappresentativi del benessere dei singoli individui, ci si chiede se il mero tasso di crescita della produzione non deve essere accompagnato da altri parametri indicativi ad esempio dell'assistenza sociale o dei servizi che quella nazione offre ai propri cittadini, tutte cose che non rientrano della capacità di produrre ricchezza o che addirittura in molti casi "dissipano" ricchezza.
Circondati all'inverosimile da oggetti suggeriti/estorti con la forza alla nostra volontà di non acquistarli secondo il più becero e subdolo sistema pubblicitario, al solo scopo di aumentare i profitti e la crescita di cui sopra, qualcuno si è chiesto se fosse possibile vivere con un numero limitato di oggetti.
Non si tratta di una scelta ascetica di una qualche corrente newage ma del volere dimostrare concretamente, in questo tempo e in questo mondo, che vivere con meno si può, che la povertà materiale come valore non è di un'altra epoca ma anche di questa e cosa più importante che questo stile di vita minimalista può rendere la nostra vita più piena e significativa a differenza di una vita piena di oggetti e vuota di senso.
Le moderne tecnologie informatiche ci danno da pochi anni la possibilità di portarci dietro quantità enormi di contenuti a noi cari... piccolissime memorie piene all'inverosimile di musica, film, videogiochi; inoltre tramite un qualunque dispositivo con connessione a internet ci permette in pochi secondi di accedere a tutte le informazioni che non abbiamo nei nostri archivi ma di cui potremmo avere bisogno. Bastano queste poche considerazioni per smantellare intere librerie strapiene di collezioni ingombranti di migliaia di dischi, film, musica, libri che finiscono col saturare lo spazio in cui viviamo.
Con un pò di pazienza si potrebbero digitalizzare quaderni e appunti manoscritti a cui siamo affettivamente legati e vecchie foto stampate, tutte da stipare comodamente in archivi digitali.
Passando alle cose più concrete come i vestiti, non ci vuole una grande capacità di sintesi per realizzare che di scarpe ne servono 3 o 4 paia al massimo, cosi come di capi non più di 2 o 3 a stagione. E così riflettendo su ogni angolo della propria casa dalla cucina alla camera da letto, si scoprono molto facilmente una quantità spropositata di oggetti inutili a cui siamo irrazionalmente legati dall'idea che siano di nostra proprietà perchè siamo stati noi a comprarli ma che soprattutto "ci servono".  Una vita fatta di 50 o 100 oggetti non è solo una vita comoda o semplice ma anche una vita trasportabile, se in viaggio portiamo con noi 25 o 50 di quegli oggetti ci sentiremo per metà a casa; non ci preoccuperemmo più di quello che ci manca perchè siamo stati noi a decidere che quella cosa deve mancarci perchè non ci serve, e se proprio non ne possiamo fare a meno la compriamo ma con molta più consapevolezza non certo per ridurre lo spazio in cui viviamo.
Per vedere in tutto questo una scelta morale occorre fare un passo in avanti. Avere meno cose, vivere poveri di cose non fa sono bene a noi ma anche agli altri. Produrre oggetti ha un costo per l'ambiente, si consumano risorse ed energie per fabbricarli e per smaltirli e ormai è assodato che bisogna trovare soluzioni più efficienti in entrambi le fasi perchè l'attuale catena produttiva è insostenibile sul lungo termine, per cui meno cose compriamo e più ecologico è il nostro stile di vita, l'auto che consuma meno è quella che lasciamo in garage, così come l'elettrodomestico più parsimonioso è quello che non compriamo nemmeno. In un mondo ideale inoltre non dovrebbero esistere le persone invidiose, nel nostro mondo esistono in gran quantità e, come dice una bella lapide che si trova dalle mie parti, risalente a duemila anni fa "Sola miseria caret invidia" solo la misera tiene lontana l'invidia. 
Ma ragionando su scala globale bisognerebbe anche dire che tutte le volte che usufruiamo di un oggetto superfluo stiamo togliendo la possibilità ad un altro individuo di usufruire delle stesso o addirittura di uno più utile ed essenziale per lui, per produrre le nostre futilità stiamo sfruttando risorse per altro. Essere poveri non vuol dire decidere di guadagnare poco, può voler dire guadagnare molto e donare tutto il superfluo, ma può voler dire anche accumulare il meno possibile perchè si è capito che noi non siamo ciò che abbiamo ma molto di più.