sabato 31 maggio 2008

L'uomo col fiore in testa

Un giorno Gregorio si sveglia con un forte mal di testa, va in bagno si guarda allo specchio, vede delle strane venuzze sul sopracciglio che si allungano a formare un gambo che all'altezza della stempiatura sorregge un piccolo fiore giallo.
Inizia così il primo romanzo di Daniela Guida, la narrazione surrealista è il mezzo per descrivere una storia d'amore sofferta, i cui protagonisti inconsciamente scaricano l'uno sull'altra le proprie difficoltà e i propri limiti.
La descrizione attenta degli stati d'animo è capace di sviscerare il mistero delle relazioni personali di come persone normalmente abituate a gestire gli eventi della propria vita sotto la guida della razionalità in balia di eventi inattesi come il nascere di un sentimento siano capaci di scelte sofferte, sofferte perché anziché alleviare i propri disagi produrranno ulteriore sofferenza e pur coscienti delle conseguenze agiscono, direi quasi, in funzione di nessuna logica.

"A casa Maya possedeva un grande baule verde di vimini : dentro conservava decine di regali ancora incartati. Li aveva comprati tutti per Gregorio, senza trovare mai il coraggio o l'occasione per darglieli. Ogni dono portava un po' di Maya con . Spesso li osservava per ore.."


Daniela Guida è una persona sensibile e ci da la possibilità di scoprirlo nel suo blog che cura con tanta passione oltre che nei suoi scritti sperando di cuore di leggerla ancora in nuovi romanzi.



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martedì 27 maggio 2008

Il volo del calabrone

Il volo ha sempre affascinato l'uomo e la prima idea che questo ha avuto era quella di imitare gli uccelli, Leonardo fu il primo a studiare con un metodo quasi scientifico l'aerodinamica del volo ad ala battente e quando nei primi del '900 ci furono i mezzi per costruire una "macchina volante" si pensò di riprendere il modello di volo degli uccelli.
Se la natura è capace di farli volare con questo sistema allora sarà il più efficiente e semplice; i risultati furono disastrosi e si capì subito che non era così semplice progettare un mezzo le cui ali abbiamo funzioni sia propulsive che di sostentamento con la stessa efficienza di un uccello; qualcosa che tutt'oggi va al di fuori della nostra portata.
Si studiò anche il volo degli insetti, questo vuol dire che si calcolò quanto devono essere grandi le ali, a che velocità devono battere e quanta energia ci vorrebbe per sollevare da terra un mezzo che usi lo stesso sistema. Ovviamente la più semplice aerodinamica alla fine è risultata quella di cui si servono tutti i velivoli di sempre: un'ala fissa che viene investita da un flusso l'aria che genera la portanza, quella spinta che fa pressione sul ventre dell'ala e una depressione sul dorso, facendo sollevare il mezzo.
Pur tuttavia con l'avvento di nuovi materiali leggeri e resistenti e nuovi motori più potenti non è da escludere veder volare in futuro qualche prototipo di velivolo ad ala battente, a dire il vero qualcosa a livello turistico è già in volo.
Fra i tanti animali volanti quello su cui si sono fatti gli studi più approfonditi è il calabrone, basta dargli un occhiata per capire il motivo. E' un grosso e pesante insetto e per le sue sue dimensioni ha delle ali talmente piccole che per quanto le muova velocemente queste secondo i calcoli fatti non dovrebbero produrre una spinta sufficiente a farlo volare. Il calabrone è un mistero, fa qualcosa che va contro le leggi della fisica, ma non di chissà quale fisica, la meccanica, l'aerodinamica tutte discipline che non hanno più segreti da centinaia di anni!
In realtà questa è quasi una leggenda, è vero che per molti anni il volo del calabrone fu un enigma ma è anche vero che piano piano, grazie a nuovi strumenti di osservazione si arrivò alla conclusione che per comprendere il volo di un insetto era sbagliato applicare il modello aerodinamico di un aereo. Se gli insetti avessero le ali lisce come sembra che sia a prima vista effettivamente questi non potrebbero volare, in realtà dopo un'osservazione al microscopio si vide che queste sono leggermente increspate e queste increspature quando le ali sbattono freneticamente provocano delle turbolenze. L'insetto produce attorno a se una bolla di aria turbolenta dentro il quale è capace di muoversi, niente a che vedere col volo di un aereo o anche di un uccello le cui ali piumate sono aerodinamiche per non creare turbolenze e minimizzare la resistenza aerodinamica.
Anche se soltanto '96 sono stati svelati tutti i segreti del volo del calabrone in ogni più piccolo dettaglio, resta il tutto il fascino della natura capace di compiere egregiamente imprese apparentemente impossibili e nei modi più impensabili.
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martedì 20 maggio 2008

La fabbrica di armi


"Il mio nemico non ha divisa

ama le armi ma non le usa

nella fondina tiene le carte visa

e quando uccide non chiede scusa."


È il ritornello di una canzone di Daniele Silvestri una canzone contro la guerra, una guerra che comincia dai trafficanti di armi passa da politici senza scrupoli che appoggiano azioni militari sotto la pressione della lobby delle armi e si concretizza sul campo di battaglia, ma questo è solo l'ultimo atto di una vicenda che inizia in ambienti di gente per bene dove difficilmente ci si sporca le mani.
Quante volte al giorno provoco una sofferenza su chi mi circonda anche senza "sporcarmi le mani" senza cioè nessun tipo di litigio o diverbio e quante volte sono stato io ad essere ucciso dall'egoismo o dall'ipocrisia degli altri. Com'è difficile restare impassibili davanti agli atteggiamenti di chi pensa: io ho ragione perché non faccio nulla di male è un mio diritto poi se tu vieni colpito, non è certo un problema mio arrangiati
Quando uccide non chiede scusa... e perché dovrebbe? Lui è nel giusto come è nel giusto chi lavora in una fabbrica di armi! ! Le nostre menti sono delle fabbriche di armi tutte le volte che generano pensieri egoistici di questo tipo e noi lavoriamo in questa fabbrica di armi di buon grado senza riflettere che di li a poco gli stessi pensieri produrranno delle inclinazioni e poi dei comportamenti che saranno dei fucili pronti a sparare su chi ci sta accanto. Perché perseguire la propria felicità è un desiderio sano ma se si comincia a pensare che bisogna essere disposti a tutto pur di raggiungerla perché mi spetta di diritto allora basterà poco per convincersi che al centro di tutto ci sono io che posso anche usare e abusare di chi mi sta accanto possibilmente salvando la mia reputazione anche ai propri occhi, perché se mi auto convinco che sono pulito è come se non fosse successo nulla.
Anche chi lavora in una fabbrica di mine anti-uomo se si disinteressa a tutti i bambini che hanno perso gli arti o la vita stessa e nessuno lo sveglia nella notte gridandogli che è un assassino alla fin fine il problema non esiste.
Chi è il mio nemico, chi mi ha sparato? Chi gli ha venduto l'arma o chi lo ha convinto a farlo perchè non era poi così grave?
Forse cominciare a ragionare sulle responsabilità è il primo passo per non odiare perchè se proprio non si può amare almeno provo a non odiare. Se ragiono sulle cause e trovo anche un piccolo appiglio per riuscire a giustificare chi mi ha fatto del male sono ad un passo dall'identificarmi col mio nemico, perché lo so bene che in un altro contesto i ruoli sono stati invertiti, perché io sarò stato il carnefice di qualcuno e i miei difetti saranno stati delle armi che volontariamente o no ho puntato su chi non doveva essere ucciso. E se il mio nemico è come me, dato che di me sento che non sono poi così cattivo allora neanche lui lo sarà, quindi non ne vale neanche la pena di avvelenarsi la vita con sentimenti così dannosi per chi li prova.
Un grazie di cuore chi ha ispirato questi miei pensieri, si è seduta accanto a me, neanche mi conosceva ma mi ha raccontato dei suoi assassini e io invece non sono capace di parlargli dei miei!

Il video


lunedì 12 maggio 2008

Domenica di Pentecoste

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Via Roma

Prospettiva sul mare,
un trenino minuscolo
su binari lontani
percorre una esse,
il profilo della costa.
Odore di pastina in brodo,
copre sporadico tanfo di fogna
sfuggito da tombini centrali,
e musica napoletana
sfuggita da persiane socchiuse
copre strilla di liti familiari ma pubbliche.
Tra l'acciottolato di un gradino e l'altro
bambini su tricicli cigolanti
mettono in fuga piccioni invadenti.
Un vecchio in canottiera
guarda i passanti in affanno
lui su una sedia decrepita
non va da nessuna parte.


Altro gradino altri giochi

Ivan col monopattino: talè cu c'è!
M: Mi fai fare un giro?
Ivan - Un'nnè miu.
M - Ok... ma stai attento e non ti stoccare una gamba, lunedì al centro. Ciao!


Via Palazzo Cirillo

Scalinate infinite
seminano sconforto
ma c'è un premio:
il dominio di Termini bassa,
ogni suo angolo raggiungibile
con uno sguardo o un aereo di carta.
Navi in attesa di essere scaricate e riempite
si perderanno all'orizzonte oltre Cefalù
Poche persone per strada,
si va a passeggio al belvedere la domenica.



Clelia
: Che hai fatto ieri sera?
M: C'era la veglia alla matrice.
Clelia: Lo sai che non sono esperta che fate?
M: Non è che ci vuole la laurea, che si fa ad una veglia? Sai che forse a fine anno riparto
Clelia: Perché non ti fai zito?
M: E sempre 'sti discorsi?! Me la cerchi tu? Ma poi che c'entra per ora.
Clelia: C'entra perché se avessi una ragazza qua non avresti sempre la testa a partire, così mi fai stare in pensiero, ma dove te ne vai sta volta?
M: In Brasile a fine anno, ma non cominciare a preoccuparti: non è sicuro ancora.
E se me ne prendo una di fuori?

Clelia: Come ha fatto tuo zio? Si e poi io come ci parlo?







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giovedì 8 maggio 2008

Gli uomini delle foreste

Le scimmie di grandi dimensioni, le antropomorfe, gli scimpanzè come gli oranghi condividono con la specie umana oltre il 90% del patrimonio genetico e anche senza capirci molto di genetica chi vide per la prima volta questi animali, pensò a buon diritto di dargli questo nome che nella lingua malese (Orang-Utan) vuol dire proprio "uomo delle foreste".
















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