venerdì 30 luglio 2010

Alla ricerca di LUCA

Darsi una spiegazione di senso compiuto, verosimile e scientificamente accettabile riguardo all'essenza ultima della vita e della sua complessità è tutt'oggi un obiettivo ancora lontano.
Eppure si è cominciato a riflettere e a tirare le prime interessanti conclusioni a partire dall'enorme mole di informazioni che gli ultimi decenni di ricerca biomolecolare hanno prodotto. Sequenze geniche ormai archiviate da molti anni vengono incrociate con altri sequenziamenti più recenti, tutto per un solo scopo, capire in che modo un organismo così semplice può evolvere il proprio genoma per renderlo una perfetta collezione di geni codificanti enzimi efficienti e vie metaboliche così complesse da mettere in crisi l'idea stessa di evoluzione darwiniana.
Se un organismo fa dipendere la sua esistenza da una certa via metabolica necessaria a produrre un dato metabolita a partire da un dato substrato, di cui la cellula non può fare a meno, vuol dire che questo organismo deve necessariamente possedere nel suo genoma un certo numero di geni che codificano per altrettanti enzini necessari a portare avanti un certo metabolismo. E' impensabile credere che la prima arcaica forma di vita potesse avere un alto numero di geni, fra l'altro contenuti in un genoma di RNA, cosa ormai dimostrata come caratteristica distintiva delle prime forme unicellulari. Quali sono stati i primi passi di queste arcaiche cellule "a RNA" nel lungo cammino dell'evoluzione è difficile dirlo anche se esistono già le prime teorie che potrebbero descrivere cosa sia successo nell'epoca che va dal brodo primordiale alla vita "a DNA" un lasso di tempo lungo un miliardo di anni!
Periodo che si conclude con la nascita o meglio l'evoluzione di una forma di vita molto speciale, una cellula che possiede un buon numero di funzioni metaboliche presenti in tutte le attuali cellule viventi, siano esse autotrofe che eterotrofe, vegetali e animali, e per questo l'anello di congiunzione dalla quale si sono poi ramificate tutti gli esseri viventi come li conosciamo adesso. Questa forma di vita, gradino fondamentale della storia della vita sul nostro pianeta, il precursore comune per eccellenza, è definito dalla stessa sequenza molto conservata già nota ai biologi molecolari, osservata grazie all'incrocio di centinaia di diversi genomi, sequenziamenti effettuati su organismi diversissimi tra loro.
Attualmente la si indica con la sigla L.U.C.A. che sta per Last Universal Common Ancestor ovvero l'ultimo antenato universale comune.
Non si sa se qualcuno in futuro potrà mai avere la fortuna di inbattersi in un batterio fossile la cui esistenza viene ipotizzata in almeno 2 miliardi di anni fa, oppure questo nonno comune resiste vivente in qualche piccolo anfratto sperduto ancora oggi da 2 miliardi di anni, così come allora in poche colonie che per qualche motivo non hanno ricevuto la spinta evolutiva che l'avrebbe fatto diventare qualcos'altro.
Fin'ora l'unica cosa che possiamo dire è che LUCA è dentro ognuno di noi, dentro ognuna delle cellule che compongono il nostro organismo, dentro ogni animale, pianta, forma di vita unicellulare e pluricellulare.