venerdì 24 dicembre 2010

Meno di così

L'illogica corsa all'accumulo di oggetti pressoché inutili sembra, almeno in una generazione di persone illuminate, cominciare a segnare le prime timide battute d'arresto. Anche in economia ci si comincia a chiedere se la crescita del prodotto interno usata da sempre come metro di misura della ricchezza, sia realmente un indicatore valido per definire la solidità o il benessere di una nazione. Proprio adesso che nazioni sviluppate segnano un rallentamento "preoccupante" e nazioni emergenti fanno segnare tassi di crescita altissimi ma poco rappresentativi del benessere dei singoli individui, ci si chiede se il mero tasso di crescita della produzione non deve essere accompagnato da altri parametri indicativi ad esempio dell'assistenza sociale o dei servizi che quella nazione offre ai propri cittadini, tutte cose che non rientrano della capacità di produrre ricchezza o che addirittura in molti casi "dissipano" ricchezza.
Circondati all'inverosimile da oggetti suggeriti/estorti con la forza alla nostra volontà di non acquistarli secondo il più becero e subdolo sistema pubblicitario, al solo scopo di aumentare i profitti e la crescita di cui sopra, qualcuno si è chiesto se fosse possibile vivere con un numero limitato di oggetti.
Non si tratta di una scelta ascetica di una qualche corrente newage ma del volere dimostrare concretamente, in questo tempo e in questo mondo, che vivere con meno si può, che la povertà materiale come valore non è di un'altra epoca ma anche di questa e cosa più importante che questo stile di vita minimalista può rendere la nostra vita più piena e significativa a differenza di una vita piena di oggetti e vuota di senso.
Le moderne tecnologie informatiche ci danno da pochi anni la possibilità di portarci dietro quantità enormi di contenuti a noi cari... piccolissime memorie piene all'inverosimile di musica, film, videogiochi; inoltre tramite un qualunque dispositivo con connessione a internet ci permette in pochi secondi di accedere a tutte le informazioni che non abbiamo nei nostri archivi ma di cui potremmo avere bisogno. Bastano queste poche considerazioni per smantellare intere librerie strapiene di collezioni ingombranti di migliaia di dischi, film, musica, libri che finiscono col saturare lo spazio in cui viviamo.
Con un pò di pazienza si potrebbero digitalizzare quaderni e appunti manoscritti a cui siamo affettivamente legati e vecchie foto stampate, tutte da stipare comodamente in archivi digitali.
Passando alle cose più concrete come i vestiti, non ci vuole una grande capacità di sintesi per realizzare che di scarpe ne servono 3 o 4 paia al massimo, cosi come di capi non più di 2 o 3 a stagione. E così riflettendo su ogni angolo della propria casa dalla cucina alla camera da letto, si scoprono molto facilmente una quantità spropositata di oggetti inutili a cui siamo irrazionalmente legati dall'idea che siano di nostra proprietà perchè siamo stati noi a comprarli ma che soprattutto "ci servono".  Una vita fatta di 50 o 100 oggetti non è solo una vita comoda o semplice ma anche una vita trasportabile, se in viaggio portiamo con noi 25 o 50 di quegli oggetti ci sentiremo per metà a casa; non ci preoccuperemmo più di quello che ci manca perchè siamo stati noi a decidere che quella cosa deve mancarci perchè non ci serve, e se proprio non ne possiamo fare a meno la compriamo ma con molta più consapevolezza non certo per ridurre lo spazio in cui viviamo.
Per vedere in tutto questo una scelta morale occorre fare un passo in avanti. Avere meno cose, vivere poveri di cose non fa sono bene a noi ma anche agli altri. Produrre oggetti ha un costo per l'ambiente, si consumano risorse ed energie per fabbricarli e per smaltirli e ormai è assodato che bisogna trovare soluzioni più efficienti in entrambi le fasi perchè l'attuale catena produttiva è insostenibile sul lungo termine, per cui meno cose compriamo e più ecologico è il nostro stile di vita, l'auto che consuma meno è quella che lasciamo in garage, così come l'elettrodomestico più parsimonioso è quello che non compriamo nemmeno. In un mondo ideale inoltre non dovrebbero esistere le persone invidiose, nel nostro mondo esistono in gran quantità e, come dice una bella lapide che si trova dalle mie parti, risalente a duemila anni fa "Sola miseria caret invidia" solo la misera tiene lontana l'invidia. 
Ma ragionando su scala globale bisognerebbe anche dire che tutte le volte che usufruiamo di un oggetto superfluo stiamo togliendo la possibilità ad un altro individuo di usufruire delle stesso o addirittura di uno più utile ed essenziale per lui, per produrre le nostre futilità stiamo sfruttando risorse per altro. Essere poveri non vuol dire decidere di guadagnare poco, può voler dire guadagnare molto e donare tutto il superfluo, ma può voler dire anche accumulare il meno possibile perchè si è capito che noi non siamo ciò che abbiamo ma molto di più. 





mercoledì 17 novembre 2010

L'elisir di lunga vita

Quando si parla di sana alimentazione molto spesso si fa riferimento alla dieta mediterranea. Eppure ogni continente, per non dire ogni nazione ha le sue abitudini alimentari e piatti caratteristici, com'è possibile che ciò che si mangia nel bacino del mediterraneo abbia delle proprietà così esclusive che non è possibile trovare in altre parti del mondo?
Quando si cominciarono a studiare le cause dell'aterosclerosi, quella patologia di natura infiammatoria che alla lunga può portare all'infarto e all'ictus, si partì da semplici dati statistici che mostravano come nei paesi sul bacino mediterraneo l'incidenza era molto più bassa rispetto ai paesi Nordeuropei e agli Stati Uniti. Dopo una serie di approfonditi studi si capì che ciò era dovuto al fatto che la dieta mediterranea è caratterizzata da un basso apporto lipidico con un elevato apporto di antiossidanti, sostanze che tra le altre cose prevengo l'invecchiamento cellulare. Ma anche fibre e grassi insaturi con capacità anti-infiammatorie che hanno un ruolo importante nella prevenzione dell'aterosclerosi.
Già questo è capace di fornirci una spiegazione convincente all'aspettativa di vita più elevata, ma i benefici non finiscono qui, una dieta ricca di frutta e verdura e povera di grassi animali può contribuire a ridurre la pressione arteriosa di 8-14 punti altra condizione favorevole a una ridotta mortalità.
Lo studio più importante passato alla storia come il “Seven Countries Study” fu portato avanti dal medico americano Ancel Keys; durò 25 anni e come si evince dal nome coinvolse 7 nazioni, 3 del bacino del mediterraneo Grecia, Italia, e Jugoslavia più Finlandia, Olanda, Giappone e Stati Uniti.
Keys finito il suo lavoro, decise di trascorrere l'ultima parte della sua vita nei pressi di Pollica un paesino nella provincia di Salerno, salito recentemente agli onori della cronaca per l'omicidio subito dal suo sindaco Angelo Vassallo, un uomo giusto che si battè fra le altre cose per far riconoscere proprio della dieta mediterranea un riconoscimento internazionale. A conferma della bontà delle tesi di Keys, abbracciando in pieno lo stile alimentare dell'Italia meridionale rendendo se stesso una cavia visse fino al 2004 morendo all'età di 100 anni! 
Il risultato più importante che si ricava da una mole di dati così grande è che non esiste l'alimento miracoloso che può allungare la vita più di altri ma è una sinergia di effetti benefici ottenuti consumando le giuste proporzioni di grassi vegetali (l'olio d'oliva) carboidrati (pane e pasta) proteine (pesce, carne e legumi) fibre (frutta, verdura e cereali) ma anche alimenti sottovalutati come il vino, la frutta secca, uova e latticini. Ciò che tuttavia va puntualizzato è che per usufruire di tali benefici non è sufficiente nascere in quest'aria geografica dove l'aspettativa di vita è maggiore bensì seguire assiduamente la dieta mediterranea.
Durante il lungo studio di Ancel Keys si presero in considerazione anche gruppi di emigranti italiani trasferitisi negli USA, per questi soggetti si vide che più tempo trascorrevano nel nuovo continente più la loro mortalità si avvicinava a quella degli statunitensi, per il semplice fatto culturale che cambiavano il loro stile alimentare adattandolo a quello locale. Ed è notizia di pochi giorni che l'Unesco ha finalmente riconosciuto alla dieta mediterranea il titolo di "Patrimonio immateriale dell'Umanità", la vittoria postuma di un politico perbene appassionato del suo paese, assassinato per essersi opposto al mal'affare di chi considera la cosa pubblica una terra di conquista.

martedì 5 ottobre 2010

Gliese 581G? Presente!

Ammesso e non concesso che si possano stabilire con precisione quali siano le condizioni necessarie e sufficienti perchè possa svilupparsi la vita come la conosciamo; ammesso e non concesso che si possa escludere l'ipotesi di altre forme di vita molto diverse dal quelle basate sul carbonio che possono svilupparsi in condizioni ambientali molto diverse da quelle che ci sono sulla Terra. Avendo messo a punto da 10 anni a questa parte un sistema abbastanza affidabile per trovare dei pianeti extrasolari (o esopianeti) se volessimo cercare la casa in cui abitano forme di vita simili alla nostra possiamo usare questi mezzi per cercare dei pianeti che siano grandi un tot, che distano un altro tot dalla propria stella, e che questa non deve essere ne' troppo calda ne' troppo fredda, quindi escludere tutti quelli che non rispettano queste caratteristiche e puntare le nostre antenne allo spazio profondo a caccia di pianeti potenzialmente "abitabili".
La frase: "Su Gliese 581G, c'è vita al 100%" detta dagli scopritori del suddetto pianeta, appare azzardata e potenzialmente errata, e infatti lo è ma se fosse stata detta (o tradotta) più correttamente nei nostri quotidiani non avrebbe perso sicuramente d'effetto. Perchè se è vero che questo sistema per analizzare la luce di una stella a caccia di una qualche perturbazione riconducibile al passaggio di un pianeta funziona come dovrebbe, la frase corretta è: "Su Gliese 581G, può esserci vita al 100%". In altre parole: è un pianeta abitabile anche da noi, esseri viventi che popoliamo il pianeta Terra. Dei 9 pianeti del sistema solare solo il nostro ha le caratteristiche che conosciamo, e adesso da un giorno all'altro scopriamo che a 20,5 anni luce di distanza c'è un corpo celeste, una grande roccia, altrettanto ospitale con tanto di acqua allo stato liquido e tutto il resto!
Che fare adesso? Da qui con le attuali tecnologie c'è rimasto ben poco da scoprire, l'idea di inviare anche solo una sonda sarebbe un progetto quasi a fondo perduto con prospettive di riuscire a capirne di più, prossime allo 0. Basta pensare che attualmente la più alta velocità a cui possiamo spingere una sonda è del 10% della velocità della luce, ci sono buone possibilità di portarla al 20% per i viaggi lunghi con un motore di ultima generazione capace di imprimere una accelerazione costante, ma anche così il viaggio di sola andata durerebbe 110 anni, e poi ci vorrebbero sempre 20 anni e mezzo per ricevere i dati da questa ipotetica sonda giunta fin lì.
C'è un sistema più semplice e veloce per avere la certezza che la giù ci sia una forma di vita molto intelligente ed evoluta, chiamarli! La cattiva notizia è che ci vogliono 41 anni per avere una risposta la buona è che due sono già passati; esattamente nell'Ottobre 2008, dopo la scoperta del 3° pianeta che orbitava intorno a Gliese (Gliese 581C) si pensò di inviare il segnale radio più potente che fossimo in grado di generare. Se su Gliese 581G non c'è vita nel 2051 non riceveremmo un bel niente. Se c'è vita su Gliese 581G nel 2051 non riceveremo un bel niente. Se c'è vita intelligente non riceveremo nulla. Se c'è vita intelligente ed evoluta al punto che la loro tecnologia gli ha permesso di ricevere il nostro segnale non riceveremmo comunque un bel nulla. Ma se c'è vita intelligente ed evoluta e se la loro tecnologia gli ha permesso di ricevere il nostro segnale e sono stati anche capaci di sviluppare strumenti altrettanto potenti da inviare il loro segnale verso di noi, nel 2051 o poco dopo dalla costellazione della bilancia fra i tanti rumori di fondo dello spazio profondo dal pianeta Gliese 581G riceveremo un segnale ben preciso e inconfutabilmente generato da una forma di vita intelligente ed evoluta, che consapevolmente ha diretto verso di noi la loro attenzione per stabilire il primo contatto(*)





(*) Nell'universo immaginario di Start Trek
il primo contatto con una razza aliena
intelligente ed evoluta avvenne nell'Aprile del 2063

giovedì 12 agosto 2010

Cuore in volo

Occhi ancora dritti all'azzurro,
aria compatta e forte sotto le ali
ci stacca da terra senza sorprese.
Lo sguardo giù a quelle vite piccole
cambiamenti di quota e prospettiva
ma è sempre la stessa mia città;
le stesse strade, piazze, palazzi, chiese.
Amare un luogo e la gente che ci sta,
guardarlo dall'alto e sentirla
sorvegliata e custodita (non certo da me).
Sto qui a guardare meravigliato
pendii verdi e costoni rocciosi
castelli medievali, laghi e boschi.
Cosa è questa vita su questa terra,
quanto conta da questo cielo azzurro,
e cosa resta di quegli affanni da qui su,
a chi serviranno in nostri battiti?

venerdì 30 luglio 2010

Alla ricerca di LUCA

Darsi una spiegazione di senso compiuto, verosimile e scientificamente accettabile riguardo all'essenza ultima della vita e della sua complessità è tutt'oggi un obiettivo ancora lontano.
Eppure si è cominciato a riflettere e a tirare le prime interessanti conclusioni a partire dall'enorme mole di informazioni che gli ultimi decenni di ricerca biomolecolare hanno prodotto. Sequenze geniche ormai archiviate da molti anni vengono incrociate con altri sequenziamenti più recenti, tutto per un solo scopo, capire in che modo un organismo così semplice può evolvere il proprio genoma per renderlo una perfetta collezione di geni codificanti enzimi efficienti e vie metaboliche così complesse da mettere in crisi l'idea stessa di evoluzione darwiniana.
Se un organismo fa dipendere la sua esistenza da una certa via metabolica necessaria a produrre un dato metabolita a partire da un dato substrato, di cui la cellula non può fare a meno, vuol dire che questo organismo deve necessariamente possedere nel suo genoma un certo numero di geni che codificano per altrettanti enzini necessari a portare avanti un certo metabolismo. E' impensabile credere che la prima arcaica forma di vita potesse avere un alto numero di geni, fra l'altro contenuti in un genoma di RNA, cosa ormai dimostrata come caratteristica distintiva delle prime forme unicellulari. Quali sono stati i primi passi di queste arcaiche cellule "a RNA" nel lungo cammino dell'evoluzione è difficile dirlo anche se esistono già le prime teorie che potrebbero descrivere cosa sia successo nell'epoca che va dal brodo primordiale alla vita "a DNA" un lasso di tempo lungo un miliardo di anni!
Periodo che si conclude con la nascita o meglio l'evoluzione di una forma di vita molto speciale, una cellula che possiede un buon numero di funzioni metaboliche presenti in tutte le attuali cellule viventi, siano esse autotrofe che eterotrofe, vegetali e animali, e per questo l'anello di congiunzione dalla quale si sono poi ramificate tutti gli esseri viventi come li conosciamo adesso. Questa forma di vita, gradino fondamentale della storia della vita sul nostro pianeta, il precursore comune per eccellenza, è definito dalla stessa sequenza molto conservata già nota ai biologi molecolari, osservata grazie all'incrocio di centinaia di diversi genomi, sequenziamenti effettuati su organismi diversissimi tra loro.
Attualmente la si indica con la sigla L.U.C.A. che sta per Last Universal Common Ancestor ovvero l'ultimo antenato universale comune.
Non si sa se qualcuno in futuro potrà mai avere la fortuna di inbattersi in un batterio fossile la cui esistenza viene ipotizzata in almeno 2 miliardi di anni fa, oppure questo nonno comune resiste vivente in qualche piccolo anfratto sperduto ancora oggi da 2 miliardi di anni, così come allora in poche colonie che per qualche motivo non hanno ricevuto la spinta evolutiva che l'avrebbe fatto diventare qualcos'altro.
Fin'ora l'unica cosa che possiamo dire è che LUCA è dentro ognuno di noi, dentro ognuna delle cellule che compongono il nostro organismo, dentro ogni animale, pianta, forma di vita unicellulare e pluricellulare.

lunedì 28 giugno 2010

Le cose degli altri parte seconda. La mia nuova casa.

Poco più di un anno fa ho trascorso una notte in ospedale per fare compagnia a una parente ricoverata. Nella stessa stanza si trovava una signora anziana in condizioni molto gravi, un femore rotto dopo una sciocca caduta nella propria casa e una grave cardiopatia che impediva qualunque tipo di intervento chirurgico. Fin da subito i figli della signora, vedova già da diversi anni, capirono che non c'era nulla da fare. Quella notte la signora, sempre lucidissima, pur con un filo di voce richiedeva ciò di cui aveva bisogno: una qualunque farmaco che potesse lenire il forte dolore che gli provocava la frattura, chiamai più volte l'infermiere che non aveva il permesso di modificare la quantità di morfina che le veniva già somministrata.
E' stata una notte lunga che non dimenticherò facilmente.
La mia parente fu dimessa un paio di settimane dopo, la signora morì invece parecchi giorni prima.
Un paio di mesi fa appena un anno dopo la morte della madre, i figli hanno messo in vendita la grande casa in cui viveva la madre, ormai sola già da un po'. Per quali circostanze la mia scelta è caduta su questa e non sulle tante altre che avevo visto?
Non so che significato abbia, se mai ne ha uno, aver assistito negli ultimi giorni di vita la precedente proprietaria di una casa che fra qualche giorno diventerà la mia, che cosa potrei fare in segno di rispetto adesso che sta a me custodire un luogo tanto amato da una persona che ho conosciuto solo in punto di morte? Ancora una volta mi sento grato ad una persona che non ho conosciuto, ancora una volta si intravede l'ennesimo legame stretto tra la mia vita e quella di un'altra persona. Verosimilmente trascorrerò tutta la mia esistenza tra quelle mura, e imparerò ad amare un luogo che diventerà così familiare da preferirlo ad ogni altro luogo che non riconoscerò come casa mia. Cosa direi se in punto di morte conoscessi il prossimo proprietario. Quali sono le parole che non ha potuto dirmi la signora, a cui devo diligentemente obbedire come fossero ordini?
Quale augurio mi sono perso quella sera se solo lei avesse saputo come sarebbero andate le cose. Cosa posso leggere tra le righe di ciò che dicono i suoi figli di quella casa e della loro madre tanto severa e amorevole nello stesso tempo. La nostra vita è sempre caratterizzata da legami che si creano e si sciolgono a volte si ha l'illusione che siamo noi a decidere tutto ciò ma non è così. L'unica cosa che possiamo fare è permettere che un legame si crea o impedirlo, permettere che un legame si sciolga o opporsi, che non è poco, ma non è tutto, anzi non è affatto ciò che conta di più. Se siamo docili alla vita sapremmo facilmente "sentire" che un legame si sta creando oppure è arrivato alla fine, opporsi con tutte le forze a questo, ci da l'illusione di essere totalmente padroni delle nostre vite e quasi sempre è causa di sofferenza perché siamo in errore, nel senso che commettiamo l'errore di credere che tutto è nelle nostre mani. Non è proprio il ruolo del padrone che abbiamo nei confronti della nostra vita bensì quello di custodi o amministratori; possiamo gestire le cose che ci capitano, ma non possiamo certo scegliere cosa deve capitarci e cosa no. Ho scelto io quale casa comprare, ma non ne sapevo nulla riguardo a quali altre mi si proponevano davanti. Posso e devo fare la mia scelta libera e consapevole davanti a qualunque bivio che mi si pone ogni giorno di fronte, ma quando e quale siano le scelte che siamo chiamati a compiere non ci è dato saperlo e possiamo fare ben poco per scoprirlo.

mercoledì 9 giugno 2010

Le cose degli altri parte prima. Una mela morsicata

Un giorno una mia amica a cui do ogni tanto qualche consiglio riguardo a computer e programmi mi chiama per invitarmi a casa dice che vuole regalarmi un monitor e un paio di "memorie esterne". Arrivato a casa sua trovo una quantità industriale di materiale informatico di tutti i tipi: un pc un po' vecchio ma in buono stato, diverse stampanti, numerosi hard disk esterni e quello strano monitor che vuole regalarmi. E' molto bello con un design molto ricercato in alluminio satinato e vetro nero lucido. Nella cornice sotto perfettamente al centro risalta dall'alluminio la sagoma di una mela morsicata.
Sono un appassionato di pc e tutto quello che ha a che fare con le nuove tecnologie, anche se alla lontana, comunque conosco quel simbolo.
E' tutto materiale di un suo caro amico di vecchia data morto poche settimane prima, anche lui appassionato di informatica e anche lui amava dare supporto e consigli alla nostra amica comune, così la moglie decide di donare tutto proprio a lei. Io le spiego per sommi capi cos'è, che non è un semplice monitor, però lei insiste che lo prendessi io, perché lei ha già un pc e quello gli risulta strano e scomodo da usare. Lo porto al lavoro e inizia la mia avventurosa esplorazione dei Mac e del signor Giovanni che senza prevederlo mi ha lasciato una lunga lista di effetti personali, i suoi files, i suoi preferiti sul browser Safari, tante foto e la sua libreria di iTunes con la sua musica preferita.
Il nuovo sistema operativo mi disorienta per alcuni giorni, i suoi files mi fanno sentire un intruso a casa di un altro, che non ha il permesso di frugare men che meno cestinare cose che non gli riguardano. Che si fa? Lo devo pur usare mica posso tenere un costoso e modernissimo Mac al lavoro come una reliquia di una persona che non ho mai conosciuto! Cancello la musica perché dopo avermi appuntato la lista dei files, virtualmente è come se li avessi ancora, le foto come gli altri documenti personali li metto in un cd e lo consegno alla mia amica, il resto lo lascio tutto com'è, è giusto così, è il suo Mac le piccole cose che non mi danno fastidio devono restare dove sono. E' nuovissimo lo ha comprato pochi mesi prima che morisse. I primi giorni ero sempre molto pensieroso quando lo usavo, lui non poteva immaginarsi nemmeno che la sua vita sarebbe finita di lì a poco e che quel suo bel iMac nuovo e performante lo avesse usato un perfetto sconosciuto poche settimane dopo. Mi sento in dovere di esternare la mia gratitudine al signor Giovanni e alla mia amica ma ogni idea per farlo mi sembra inadeguata e fuori luogo.
Ci sono legami misteriosi e incomprensibili che ci legano ad ogni persona conosciuta e sconosciuta, a volte questi legami si concretizzano in modi imprevedibili, a volte fanno giri inimmaginabili perché noi possiamo comprenderne il senso alla luce ci ciò che un tale legame ha prodotto nella nostra vita e nella nostra personalità. E' stato dimostrato che bastano 7 passaggi di conoscenza per legare noi a qualunque altra persona su questa terra, il signor Giovanni era ad un passaggio di distanza da me ed è stata necessaria la sua morte perché io venissi a conoscenza della sua persona e di ciò che lui era. Ha poco senso chiedersi perché è successo tutto questo, è molto più interessante osservare cosa ha prodotto in me tutto ciò, cosa ho imparato e come sta cambiando la mia vita grazie al suo iMac.



lunedì 3 maggio 2010

Grande mela, persone vicine

Ogni grande città quando diventa l'icona di una intera nazione riceve un nomignolo, Roma: la Città Eterna. Parigi: la Ville Lumiere. Londra semplicemente la City. Probabilmente lo stalliere afro-americano che negli anni '20 uso il termine "grande mela" per indicare l'ippodromo di New York aveva avuto il suo motivo, ironico o sarcastico o metaforico che sia, non ci è dato di sapere, troppo distante nel tempo infatti l'appellativo ha fatto troppi passaggi per essere ricordato anche nel senso.
La sua fortuna fu comunque quella di essere usato in seconda battuta da un cronista che decise di farlo proprio, da lì in poi il "nickname" che si estese ad indicare l'intera città fu adottato da personaggi sempre più autorevoli e influenti in una scalata di notorietà che in breve tempo lo portò ad essere il secondo nome universalmente riconosciuto di New York City.
La prima cosa che un europeo prova arrivando a New York è di trovarsi in America, è un'affermazione banale, me ne rendo conto, purtroppo non mi viene un'idea più originale per farti capire che New York è il simbolo di tutto ciò che l'America rappresenta per un europeo. La grande mela è il contenitore dell'icone USA, la città che non dorme mai, fatta di grattaceli così alti da fare perennemente ombra sulle strade di Manatthan, i taxi gialli molto più numerosi delle auto, cartelloni pubblicitari luminosi colorati esageratamente grandi, limousine lunghissime, incroci pedonali attraversati freneticamente da fiumi di persone.
Ho avuto la fortuna di conoscere tutto questo attraverso la guida di persone speciali, gente a cui sono legato dal nome, ma neanche letteralmente. Persone talmente distanti nei rapporti che avevo prima di incontrarli che mi potevo aspettare di tutto tranne che si facessero in quattro per rendersi ospitali e disponibili ad ascoltare tutte le mie richeste e curiosità da turista viaggiatore.
Ho riflettuto spesso sulla gratitudine ma purtroppo molto spesso come qualcosa che mi è stata negata. Questa volta è un sentimento positivo che ho provato personalmente e ho capito che lo si prova quando si riceve qualcosa che si valuta come superiore a ciò che si merita e comunque molto di più di ciò che ci si aspetta. In modo esattamente opposto ho sentito profondamente ingiusto che persone molto vicine a me che per parecchio tempo hanno ricevuto tanto, non siano state sfiorate dall'idea di pronunciare quella semplice parola.
Succederà perché chi pretende tanto e riceve tanto; proprio perchè se lo aspetta come una cosa dovuta dalle circostanze e dal rapporto creatosi, alla fine l'abitudine è tanta che non si pongono neanche il problema di ringraziare. Io ho ricevuto tanto da persone che neanche conoscevo e ciò che ho imparato è che il sentirsi grati è un sentimento molto più intenso dell'ingratitudine e dell'amarezza che si riceve dalle persone che furono così vicine da subire il mio affetto e tutti gli sforzi per esternarlo. Il rischio che si corre in questo caso è quello di pentirsi di avere investito tante energie, e diventare cinici calcolatori per le successive relazioni personali, ma non è così basta poco per capire che a dare ci si guadagna sempre anche quando chi riceve non ringrazia.



"Lasciare New York non è mai facile
sentii la vita dissolversi"

R.E.M. - Leaving New York

mercoledì 21 aprile 2010

Piccolo mondo, persone lontane

La nostra percezione di distanza è fortemente legata alla fatica che proviamo durante il viaggio. E così una meta sarà lontana se il viaggio dura tanto, lontanissima se oltre a durare tanto il mezzo è anche scomodo. Una meta ha una distanza infinita se sono impossibilitato a salire sul mezzo che mi ci porterà, perché non posso comprare il biglietto o perché ho paura di entrarci, poco importa. E così per molte persone sarà impossibile raggiungere alcuni paesi lontani, mentre per altri sarà una cosa perfino banale. Per chi vive in un villaggio del terzo mondo il suo mondo per tutta la sua vita sarà quel villaggio o poco più in là.
Non solo, una meta è distante quando è molto difficile che io decida di andarci, ma nel momento in cui la raggiungo capisco che dista solo la durata del viaggio e non di più. Mezzi sempre più veloci rendono il nostro mondo piccolo, e non metaforicamente. Non è un caso che nel nostro parlare corrente ma anche nelle antiche cartine degli esploratori le distanze non sono una misura di spazio ma del tempo che si impiega per coprirle, con un mezzo convenzionale. E questo mette più in chiaro quanto detto, Roma dista da Palermo 10h di treno, il che significa che dista tanto quanto New York, raggiungibile in 10 ore di aereo. A noi non cambia proprio nulla, saliamo su un mezzo e dopo 10 ore siamo dall'altra parte dell'oceano, oppure dall'altra parte dell'Italia. La fatica però cambia la nostra percezione del tempo, così come la paura, pur tuttavia si può dire che un paese dove le persone possono muoversi facilmente con mezzi veloci, sarà un paese piccolo per le persone che ci vivono. Purtroppo c'è l'aspetto economico che accorcia le distanze solo a chi può permettersi di prendere mezzi veloci. Così se per me non è un problema andare in aereo, Roma dista da Palermo 40 minuti, altrimenti sarà un impegnativo viaggio di 10 ore e percepirò tanta distanza, quella città sarà una meta difficile che non visiterò tanto spesso. Se mi potessi permettere un biglietto per l'Australia con la stessa facilità con cui ne acquisto uno per andare al cinema, per me l'Australia sarà come un film in un cinema a 20h di distanza, facile come fare una valigia e salire su un aereo. Le attese e la noia complicano le cose anche se non di molto.
Amo viaggiare e ho la fortuna di poterlo fare, adesso potenzialmente potrei salire su qualunque aereo diretto in qualunque luogo con la stessa semplicità con cui si acquista un oggetto su internet, sento vicini paesi che fino a poco tempo fa percepivo lontanissimi. E sentire che potenzialmente posso andare dove voglio mi fa sperimentare un meraviglioso senso di libertà. Allo stesso modo la distanza tra due persone è tanto più grande quanto è lungo e difficile il cammino da fare per riavvicinarsi. Recuperare la confidenza di una parentela, cercare di sentire ancora una volta la sensazione piacevole dell'affetto di una amicizia dopo un lungo periodo di distacco, è una cosa difficile solo se questo cammino ha degli ostacoli, l'orgoglio o l'interesse non reciproco di volersi riavvicinare, sono spesso barriere invalicabili. L'opportunità si sa spesso fa a pugni con la volontà e quindi se una cosa è opportuna e condivisa non è detto che sia reciprocamente voluta così il ripristino di un legame affettivo di qualunque natura diventa un viaggio impossibile se una delle due persone non vuole partire o non vuole farsi raggiungere. Allo stesso modo di un luogo una persona è distante non per i km che ti separano ma per la fatica e il tempo che dura "il cammino" che bisogna percorrere per raggiungerla. Così non è raro imbattersi in un viaggio impossibile che spesso è solo una forma di educazione un po' ipocrita.
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domenica 28 febbraio 2010

Braid, una storia d'amore.


"Tim ha commesso molti errori durante il tempo che hanno trascorso assieme. I ricordi sono offuscati, sostituiti da altri ricordi, ma un'immagine gli è rimasta impressa nella memoria: la Principessa che gli girava bruscamente le spalle, la sua treccia che lo sferzava con disprezzo [...]
Certi errori cambiano irreversibilmente una relazione, anche se chi ha sbagliato ha imparato dal suo errore e non lo rifarebbe mai. Lo sguardo della Principessa si incupì e lei divenne sempre più distante. Il nostro mondo, basato su rapporti di causa ed effetto, ci ha insegnato ad essere avari di perdono, perchè perdonare ci espone al rischio di soffrire. Ma se abbiamo imparato dai nostri errori, se ci hanno fatto diventare migliori, non dovremmo essere premiati per questo anziché puniti?"

Comincia con queste strane e inaspettate scritte che spuntano dal nulla, lo sfondo da nero comincia a colorarsi e i colori diventano delle immagini di senso compiuto.
Il silenzio piano piano fa spazio a delle note che si fanno strada discretamente, è un violino che suona una musica suadente come una voce che vuole raccontare una storia triste.
Braid è uno di quei videogiochi atipici per stile e spessore artistico, non certo nella sostanza, dato che si presenta come il più classico dei piattaforme bidimensionali con spunti di rompicapo. Può sembrare anacronistico parlare ancora di due dimensioni ma la realizzazione tecnica dei fondali è quanto di più bello e vicino alla mia idea di arte abbia mai visto, l'ambiente in cui ci si muove è un quadro impressionista. Il sottofondo musicale, degno della migliore colonna sonora cinematografica, fa tutto il resto.
Si parla di una Principessa ma si tratta di una "favola" raccontata con un linguaggio e con una profondità di espressioni che lascia spiazzati tutti coloro che si aspettano il solito infantile videogioco. Si impersona l'ennesimo "pupazzetto" che va spostandosi e saltanto, ma non siamo il personaggio di un fumetto, i tratti di colore sullo schermo disegnano come su un acquarello un uomo giovane in giacca e cravatta con espressione triste.
5 puzzle da ricostruire per capire come è andata questa storia raccontata con espediente dei flashback e, da 2 a 6 livelli per ogni puzzle ci forniranno le tessere dei rispettivi, se non si è abbastanza bravi per finire ogni livello alla fine nel quadro ci mancherà qualche pezzo, ma questo non ci impedirà di avere un'idea di ciò che è successo.
A tratti Braid sembra di avere la pretesa di essere una lezione filosofica sugli errori della vita e sulla possibilità di rimediarvi, ma anche il racconto di una storia d'amore fallita che ha le potenzialità per rimettersi in moto se solo si potesse ritrovare un equilibrio perduto o mai trovato. Le frasi che compaiono a video tra un puzzle e l'altro sono volutamente confuse ed enigmatiche e sembra che non seguano una consecutio temporum eppure pur suonando a volte banali a volte profonde riescono benissimo nell'intento di descrivere una cosa difficile da descrivere: il sentimento tra due persone.


"Lei non aveva mai del tutto compreso i suoi impulsi altruistici, quell'intensità che, col tempo, aveva cesellato rughe sul suo viso. Non gli era mai abbastanza vicina, ma lui la stringeva come se lo fosse, bisbigliandole all'orecchio parole che solo un'anima gemella dovrebbe ascoltare."
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venerdì 29 gennaio 2010

Pancia a terra



Quella dei Gasteropodi è un'importante classe di molluschi, diffusa in tutto il mondo, sia sulla terraferma che nelle acque dolci e marine, con circa 35.000 specie è la più vasta fra tutte le classi del regno animale dopo gli artropodi. La caratteristica di maggior rilievo dei Gasteropodi è la disposizione asimmetrica dei loro organi interni, dovuta a un processo di torsione attorno all'originale asse di e simmetria binaria.
L'anatomia dei Gasteropodi è alquanto complessa, essendo ben sviluppati e spesso assai diversificati l'apparato digerente, respiratorio, circolatorio e nervoso. La parte più voluminosa del corpo è il piede, ampio organo muscolare utilizzato soprattutto nella locomozione, che si basa sulle contrazioni dei suoi muscoli; il piede presenta: sempre una superficie inferiore piatta, ed in alcune espansioni carnose simili a pinne, che vengono utilizzate nel nuoto. Superiormente al piede si trova il sacco viscerale, protetto dal mantello; anteriormente è invece situato il capo, sulla cui parte anteriore vi sono due tentacoli cilindrici e sottili, alla base dei quali sono posti gli occhi; in molti polmonati, però (e cioè nelle chiocciole e nelle lumache), gli occhi sono posti all'apice di altri due tentacoli, più lunghi ed inseriti più indietro. All'estremità anteriore del capo, talvolta prolungato a formare una sorta di proboscide, vi è la bocca. L'apparato masticatore è costituito da uno o due pezzi cornei (mascelle), e da un organo situato dietro queste, detto radula, costituita da un muscolo, sul quale sono saldamente inserite una serie centrale di piccoli denti o piastre cornee assai robuste, e due serie laterali di processi cornei più minuti. Il muscolo può venire estroflesso e può triturare il cibo compiendo movimenti di frizione. Per questo motivo, la radula è paragonabile a una lingua dotata di denti, che svolge il ruolo principale nella masticazione. Dietro alla cavità orale inizia il tubo digerente con: esofago, ghiandole salivari, stomaco, epatopancreas, intestino e ano. L'apparato respiratorio presenta struttura diversa a seconda dei gruppi, ed è su di esso che viene basata la suddivisione in sottoclassi dei Gasteropodi. Nei polmonati, quasi tutti terrestri, è priva di branchie.
Quando pensiamo ad un essere vivente pensiamo a qualcosa che respira, quindi ci immaginiamo dei polmoni o delle branchie. In realtà l'assunzione di ossigeno da parte del sangue può essere effettuata in vari modi, in questo caso avviene in una cavità detta palleale. Gli Opistobranchi, hanno un'unica branchia, o ctenidio, posta dietro al cuore; spesso tale branchia è assente, la respirazione è quindi cutanea, le chioccie respirano semplicemente con la pelle. Il sistema nervoso è complesso e differenziato, ma consta fondamentalmente d'un certo numero di coppie di gangli di cui i più importanti sono i gangli cerebrali (sul capo), pleurali (dietro a questi) e parietali (dietro alle branchie). Assai differenziato è anche l'apparato genitale; molti sono individui sessuati, ma vi sono anche ermafroditi, in cui è sviluppato un organo unico, che provvede sia alla formazione di spermatozoi che di ovuli. La conchiglia può assumere varie forme; manca in alcune specie di mare, mentre in altre terrestri è ridotta e all'interno del corpo.
I Gasteropodi sono degli animali molto comuni, nei milioni di anni di evoluzione sono stati capaci di adattarsi bene e colonizzare quasi tutti gli ambienti marini e d'acqua dolce; sulla terraferma, prediligono i luoghi umidi; perfino in montagna sono capaci di sopravvivere a quote considerevoli. Ma la capacità di adattarsi a condizioni varie e a volte estreme passa dalla capacità di sapere adottare una alimentazione quanto più varia possibile; così vi sono specie che si nutrono di animaletti marini, altre tipicamente erbivore ed altre saprofaghe.
Penso che per imparare a rispettare gli animali, anche i più insignificanti, bisogna avere quel minimo di conoscenza che basta a farci prendere coscienza che anche in quelle piccole creature c'è una complessità inimmaginabile e una storia evolutiva lunga milioni di anni che è stata capace di modellarli fino a raggiungere, pur nel loro piccolo, la perfezione.