lunedì 28 giugno 2010

Le cose degli altri parte seconda. La mia nuova casa.

Poco più di un anno fa ho trascorso una notte in ospedale per fare compagnia a una parente ricoverata. Nella stessa stanza si trovava una signora anziana in condizioni molto gravi, un femore rotto dopo una sciocca caduta nella propria casa e una grave cardiopatia che impediva qualunque tipo di intervento chirurgico. Fin da subito i figli della signora, vedova già da diversi anni, capirono che non c'era nulla da fare. Quella notte la signora, sempre lucidissima, pur con un filo di voce richiedeva ciò di cui aveva bisogno: una qualunque farmaco che potesse lenire il forte dolore che gli provocava la frattura, chiamai più volte l'infermiere che non aveva il permesso di modificare la quantità di morfina che le veniva già somministrata.
E' stata una notte lunga che non dimenticherò facilmente.
La mia parente fu dimessa un paio di settimane dopo, la signora morì invece parecchi giorni prima.
Un paio di mesi fa appena un anno dopo la morte della madre, i figli hanno messo in vendita la grande casa in cui viveva la madre, ormai sola già da un po'. Per quali circostanze la mia scelta è caduta su questa e non sulle tante altre che avevo visto?
Non so che significato abbia, se mai ne ha uno, aver assistito negli ultimi giorni di vita la precedente proprietaria di una casa che fra qualche giorno diventerà la mia, che cosa potrei fare in segno di rispetto adesso che sta a me custodire un luogo tanto amato da una persona che ho conosciuto solo in punto di morte? Ancora una volta mi sento grato ad una persona che non ho conosciuto, ancora una volta si intravede l'ennesimo legame stretto tra la mia vita e quella di un'altra persona. Verosimilmente trascorrerò tutta la mia esistenza tra quelle mura, e imparerò ad amare un luogo che diventerà così familiare da preferirlo ad ogni altro luogo che non riconoscerò come casa mia. Cosa direi se in punto di morte conoscessi il prossimo proprietario. Quali sono le parole che non ha potuto dirmi la signora, a cui devo diligentemente obbedire come fossero ordini?
Quale augurio mi sono perso quella sera se solo lei avesse saputo come sarebbero andate le cose. Cosa posso leggere tra le righe di ciò che dicono i suoi figli di quella casa e della loro madre tanto severa e amorevole nello stesso tempo. La nostra vita è sempre caratterizzata da legami che si creano e si sciolgono a volte si ha l'illusione che siamo noi a decidere tutto ciò ma non è così. L'unica cosa che possiamo fare è permettere che un legame si crea o impedirlo, permettere che un legame si sciolga o opporsi, che non è poco, ma non è tutto, anzi non è affatto ciò che conta di più. Se siamo docili alla vita sapremmo facilmente "sentire" che un legame si sta creando oppure è arrivato alla fine, opporsi con tutte le forze a questo, ci da l'illusione di essere totalmente padroni delle nostre vite e quasi sempre è causa di sofferenza perché siamo in errore, nel senso che commettiamo l'errore di credere che tutto è nelle nostre mani. Non è proprio il ruolo del padrone che abbiamo nei confronti della nostra vita bensì quello di custodi o amministratori; possiamo gestire le cose che ci capitano, ma non possiamo certo scegliere cosa deve capitarci e cosa no. Ho scelto io quale casa comprare, ma non ne sapevo nulla riguardo a quali altre mi si proponevano davanti. Posso e devo fare la mia scelta libera e consapevole davanti a qualunque bivio che mi si pone ogni giorno di fronte, ma quando e quale siano le scelte che siamo chiamati a compiere non ci è dato saperlo e possiamo fare ben poco per scoprirlo.

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