martedì 30 gennaio 2007

Segiolini eiettabili

Il valore che diamo alla vita o più profanamente il valore economico che un esercito da a un pilota ben addestrato, ha spinto i progettisti negli anni '50 a inventarsi qualcosa che rendesse agevole un'operazione che in realtà si faceva già ai tempi della prima guerra mondiale, ovvero lasciare il mezzo in paracadute quando si capiva che la situazione era irrecuperabile. Con l'inesorabile sviluppo tecnologico e l'aumento esponenziale delle velocità di crociera e tangenze di volo (quota massima raggiungibile) il gesto cominciava a risultare un po' "sconveniente" e buttarsi fuori da un aereo che raggiunge anche i 2.000 km/h e 10.000 metri l'altezza equivale a scegliere una valida alternativa di morte, addirittura meno rapida e indolore della disintegrazione causata dall'esplosione di qualche missile o dell'impatto al suolo.
Così qualcuno avrà pensato a mali estremi estremi rimedi: come faccio a portare un pilota fuori da un mezzo che fa un volo di quel tipo, possibilmente vivo e senza significativi traumi? Semplice, gli metto una certa quantità di esplosivo sotto il sedile, il detonatore lo collego a un maniglione sulla sua testa e quando è il momento di squagliarsela lui tira la maniglia e in una frazione di secondo si trova sparato fuori dal mezzo, al resto ci pensano la maschera pressurizzata la tuta anti-g e il paracadute, rischioso? Molto rischioso. C'è qualche possibilità che funzioni? Si! E' incredibile osservare fino a che punto siamo disposti a prendere in considerazione rimedi tanto estremi pur di preservare una cosa che giudichiamo tanto preziosa!
Quando questa cosa è la nostra vita, nulla da obiettare il problema sorge quando il nostro attaccamento ci fa sopravvalutare dei "beni" che in realtà non sono così preziosi come riteniamo e per i quali è ridicolo fare scelte tanto estreme pur di difenderli.




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