mercoledì 17 gennaio 2007

Prima tappa: La postura

La necessità di mettere il corpo in un certo modo durante la meditazione nasce dal fatto che è una preghiera che va fatta stando immobili, di conseguenza è utile cercare una posizione ottimale fin da subito in modo da mantenerla durante tutta la durata; deve essere comoda ma non troppo perchè si rischierebbe l'assopimento e soprattutto ci deve permettere una respirazione agevole. La scuola yoga descrive centinaia di posizioni diverse per lo più difficilissime da realizzare soprattutto per noi occidentali che siamo abituati fin da piccoli a stare seduti su una sedia con la schiena appogiata.
La postura che scegliamo dovrebbe permetterci di stare con la schiena diritta senza appoggi e il peso distribuito non soltanto sul sedere ma su una superficie più ampia per evitare indolensimenti tipici di chi sta seduto fermo in una stessa posizione per un po' di tempo. La postura classica è quella del loto, praticamente impossibile se non si sono esercitate per anni le articolazioni del bacino e le ginocchie, più accessibile è quella del mezzo loto, si tratta di appoggiare una sola gamba sull'altra; lo scopo è quello di distribuire il peso in parti uguali sulle due ginocchia e sul sedere da appoggiare su un cuscino molto spesso. In questo modo è facile mantenere la schiena diritta cosa indispensabile per evitare eccessivi sforzi muscolari a livello lombare.
Con la testa perfettamente allineata alla colonna vertebrale, le spalle rilassate e perpendicolari alla stessa, le braccia che scendono rilassate sulle gambe e le mani poggiate l'una dentro l'altra di piatto sul ventre si realizza la condizione ideale per dimenticare la pesantezza del nostro corpo, più semplicemente si smette di ascoltare i segnali di disaggio che ci arrivano quando non lo mettiamo in una posizione comoda, un modo gentile per dirgli stai fermo così e non rompere!

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