mercoledì 16 maggio 2007

Terzo occhio

Quando le primissime forme di vita acquatiche probabilmente striscianti su fondali poco profondi cominciarono a sviluppare un sistema nervoso capace di reagire agli stimoli esterni, il primo fra questi stimoli fu probabilmente la luce. Dove doveva trovarsi un "sensore di luminosità" per essere funzionale? Sicuramente in una zona del corpo in cui questa poteva stimolarlo. Fu così che, sempre in via ipotetica (parliamo di centinaia di milioni di anni fa!) un gruppetto di cellule nervose dell'encefalo acquisì la capacità di comunicare a quelle adiacenti la presenza o meno di uno stimolo luminoso, per quei primitivi organismi fu la luce, dato che riuscivano a distinguerla dal buio. Ovviamente tutto ciò diede loro un vantaggio così schiacciante su tutti gli altri che queste prime forme di vita "fotosensibili" alla fine prevalsero su tutte le altre, le quali rimasero relegate nelle pochissime nicchie in cui la luce non arrivava mai e quindi non avrebbero tratto alcun vantaggio da questa capacità.
Passano i milioni di anni e quel gruppetto di cellule nervose si specializzano sempre di più, cambiano posizione, diventano più efficienti e capaci adesso di distinguere non solo la presenza di luce ma anche diverse sue caratteristiche (colori e intensità), diventano dei veri e propri organi indipendenti.
Gli occhi come tutti gli altri recettori sono le estremità con cui ci colleghiamo al resto del mondo, ma fra queste estremità e "noi" la nostra coscienza "il nostro mondo" c'è il cervello, non sbagliamo se diciamo che noi in fondo vediamo col cervello, le immagini non sono quello che ci circonda ma la rielaborazione che il cervello fa della miriade di stimoli luminosi che provengono dai nostri occhi in ogni istante della nostra vita.
Che fine hanno fatto quel gruppetto di cellule nervose, il vecchio arcaico occhio che si trovava sull'estremità di un primitivo encefalo? E' ancora lì, l'abbiamo chiamata ghiandola pineale o epifisi, ha perso la capacità fotosensibile ma si interessa ancora di luce e buio perché quando gli occhi comunicano oscurità la pineale secerne la melatonina un ormone che fra le tante cose è anche capace di regolare il ciclo sonno-veglia. Senza saperlo nel centro del nostro cervello c'è un "terzo occhio" come l'hanno definita gli indù moltissimi secoli fa pur senza conoscerne le reali funzioni e chi lo sa se è solo un caso che il filosofo Cartesio ha definito la pineale come il punto di contatto fra le cose pensate e le cose esistenti, res cogitans e res extensa.
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