martedì 22 maggio 2007

L'albero silenzioso

C'è un piccolo detto zen che dice così: Un albero che cade in una foresta deserta, fa rumore?
Le cose che fanno rumore lo fanno sempre o solo quando c'è qualcuno ad ascoltarle? Un esperimento riesce a confermare una certa teoria quando ad ottenere quel risultato è una sola persona o quando questo è perfettamente riproducibile da chiunque? Il metodo scientifico si basa proprio sulla riproducibilità di un esperimento se questa non sussiste, le deduzioni che si possono trarre da quei risultati non si prendono neanche in considerazione. Così per estremo si arriva a pensare che se un fatto non viene "registrato" da nessun individuo ne ora né dopo, allora potremmo dire che questo probabilmente non è mai successo, o forse è successo ma nessuno potrà mai parlarcene nel dettaglio.
Abbiamo sempre la necessità di condividere quello che succede a noi con chi ci sta accanto, forse è un modo per dare valore alla nostra esistenza come se le cose che ci capitano, i pensieri che facciamo siano più reali quando vengono osservati anche da un altro individuo. Come se la realtà fosse un intricata rete di fatti e oggetti fittamente interconnessi fra loro e tutto ciò che non ne prende parte sfuma nell'irreale. La psicologia ci da anche una controprova; quando vogliamo rimuovere un fatto traumatico la prima reazione è quella di non volerne parlare con nessuno, la seconda è di smettere di richiamarlo alla memoria perché così si evita di riviverlo col pensiero cosa che provoca le stesse sgradevoli sensazioni fino a quando scompare definitivamente come se non fosse mai successo.
Ecco perché ci si attacca con tutte le forze alla memoria di un evento particolarmente significativo. Le ricorrenze nazionali come può essere la liberazione da una dittatura, è un buon modo per dire che un giorno è successa una cosa che ci ha cambiato così tanto la vita che noi onoriamo ancora quelle persone che hanno permesso il cambiamento, cercando di mantenerle ancora in vita nel nostro ricordo.
A livello personale, spesso per pudore si è restii a esternare i propri sentimenti, ma quando si sente che questi possiedono una certa forza e persistenza non si vede l'ora di esternarli è viverli alla luce del sole come per volergli dare la massima concretezza e dignità, come se diventassero reali solo quando qualcun'altro può osservarli e toccarli con mano.
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8 commenti:

daniela ha detto...

Conosci il principio di indeterminazione di Heisenberg? E il paradosso del gatto? Queat'ultimo più o meno enuncia così:
«Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme con la seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore di Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegra, ma anche in modo parimente verisimile nessuno; se ciò succede, allora il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si è disintegrato. La prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso»


Dopo un certo periodo di tempo, quindi, il gatto ha la stessa probabilità di essere morto quanto l'atomo di essere decaduto. Visto che fino al momento dell'osservazione l'atomo esiste nei due stati sovrapposti, il gatto resta sia vivo che morto fino a quando non si apre la scatola, ossia non si compie un'osservazione.

Questo per dimostrare che la realtà oggettiva non esiste nè come fenomeno nè come essere vivente, ma solo IN RELAZIONE agli altri, in questo caso a un osservatore.
Estendendo il concetto, un'emozione non esiste veramente fin quando non viene condivisa con gli altri, una parola fin quando non viene pronunciata, e così via.
Anche il principio buddista INNEN sostiene la medesima verità.
Scusa il commento lungo e noioso, ma, come vedi, familiarità ne ho trovata anche io!

daniela ha detto...

Dimenticavo: il tuo blog mi piace e ti linko sul mio, spero ti faccia piacere!

GMGhioni ha detto...

Molto bello anche il tuo blog! E' la prima visita ma già ti posso assicurare che ce ne saranno altre per recuperare i vecchi post!

Buona serata
Anathea

marco ha detto...

Grazie x le visite! X Daniela: conoscevo il paradosso del gatto ma la tua spiegazione è veramente chiara, grazie!

Bruja ha detto...

Marco, piacere di conoscerti...bhè la capacità di concentrarmi, di cercare il silenzio e ascoltare me stessa mi deriva appunto da anni di meditazione...
Riguardo al tuo post..io credo che non tutto esista in relazione degli altri...per tante cose siamo noi, non gli altri, il termine di paragone...e proprio i sentimenti e le emozioni credo appartengano a questa categoria...il fatto di condividerli o meno non toglie il fatto che esistano...possono amplificarli, questo sì...

Anonimo ha detto...

x bruja:so che è triste ammetterlo, ma noi siamo un "prodotto sociale", siamo il risultato delle nostre relazioni con gli altri;non possiamo prescindere da essi.Io mi riconosco solo perché esiste un TU con cui IO possa interagire.Quindi non possiamo fare a meno degli altri!
x marco;bel post!un baciotto silvia.

Anonimo ha detto...

marco perdona la mia stupidità...la prima volta mi si è cancellato il commento, la seconda volta non riuscivo a pubblicarlo, la terza volta l'ho pubblicato 2 volte!
Ma ormai mi conosci, sai che sono una frana col computer!
A presto!...baci

marco ha detto...

Ciao Silvia, che onore! Grazie della visita e del commento! Ma quale stupidità..? (traquilla ho tolto il "doppione" ;)

x Bruja
Avrei qualche dubbio sul fatto che un sentimento o un'emozione esiste anche se non la si manifesta. Dipende cosa intendiamo con "esiste". Il fatto secondo me è che, fin tanto che rimane nel nostro intimo possiamo farci quello che vogliamo, reprimerla o esaltarla a seconda se crediamo che sia una cosa importante o una cosa da nulla. Mentre se la manifestaiamo, a quel punto resta una traccia negli altri che la "registrano" e in qualche modo ti condizionano, fanno commenti e inevitabilmente cambiano il tuo modo di percepirla, magari ti inducono a comportarti come a dover dare prova di quello hai detto di sentire.