mercoledì 7 febbraio 2007

Il ciclo del carbonio e il riscaldamento globale

Un giorno si e uno no i tg parlano dell'ennesimo studio sui cambiamenti climatici spesso con toni catastrofistici, per capire quanto allarmati potrebbero realmente essere questi studi bisognerebbe fare un piccolo passo indietro. 300 milioni di anni fa durante un periodo chiamato carbonifero le prime forme vegetali si erano ben adattate a vivere in condizioni ambientali caratterizzate da temperature molto alte (fino a 60° medi in tutte le stagioni) ed un' elevata concentrazione di CO2 un gas serra, vale a dire capace di rendere l'atmosfera una specie di serra agricola che si riscalda fortemente ai raggi del sole.
Quelle piante preistoriche come anche quelle attuali non vogliono altro, CO2 per ricavare il carbonio usato nella sintesi delle molecole organiche, luce come fonte di energia; il loro scarto, l'ossigeno in forma molecolare O2, tanto prezioso invece alle forme di vita animali.
Nei milioni di anni le piante non hanno fatto altro che questo; sequestrare CO2 dall'atmosfera, espellere O2, e immagazinare il carbonio nei composti organici (carboidrati e proteine). Qualunque lavoro compiuto per milioni di anni produce un cambiamento ambientale significativo; tonnellate e tonnellate di CO2 dall'aria è passata al sottosuolo e diminuendo la CO2 atmosferica è diminuito pure l'effetto serra di quell'ambiente preistorico, producendo pian piano il clima mite che conosciamo adesso e un'atmosfera ricca di ossigeno adatta agli organismi animali.
Duecento anni fa, durante la prima rivoluzione industriale, agli uomini è venuta la "geniale" idea di usare i fossili e bruciarli come fonte di energia. Carbone, petrolio e metano non sono altro che gli scheletri di quelle piante che hanno ripulito per milioni di anni quell'atmosfera preistorica dalla CO2. Bruciarli per produrre corrente elettrica per far muovere un'auto o per riscaldare un'abitazione vuol dire rimette in atmosfera (attraverso la combustione) tutta la CO2 che quelle piante avevano, nei milioni di anni sotterrato donandoci un clima temperato e un'aria ricca di O2. Che succederà se andremo fino in fondo in questa scelta di incommensurabile stupidità? E' difficile dirlo, gli effetti si cominciano già a sentire e sono passati appena 200 da quanto abbiamo iniziato, la previsione è che l'effetto serra porterà il clima a quelle condizioni preistoriche ma non è così scontato come sembra, il pianeta ha un'infinità di meccanismi di auto-regolazione e può ritrovare un suo equilibrio dopo che una condizione interna o esterna ha cercato di sbilanciarlo. Un affascinante modello ecologico descrive la terra come un unico gigantesco essere vivente che per reagire ad un'infezione aumenta la sua temperatura (viene la febbre) così da rendere la vita difficile ai batteri che lo hanno aggredito. E se i suoi batteri siamo noi esseri umani?



2 commenti:

Anonimo ha detto...

No avevo mai pensato di potermi mai definire così..ma evidentemente non ci si può fermare ad un solo aspetto di noi...benchè meno a quello ke vorremmo essere, tutti buoni bravi e magari belli.. e invece potermmo essere davvero dei parassiti e manco ce ne accorgiamo.
Adesso penso di dover rivalutare quello ke penso di me.

marco ha detto...

In un certo senso è vero che siamo dei parassiti, ma non è il caso di buttarsi tanto giù, se adesso siamo quello che siamo è perchè nell'800 abbiamo capito che nel sottosuolo c'erano risorse inimmaginabili prima d'allora, sfruttando queste risorse abbiamo inventato di tutto, dalle auto ai computer dai cellulari agli aerei ogni cosa funziona direttamente o indirettamente grazie al petrolio. Abbiamo impiegato 200 anni per capire che forse non stavamo facendo una cosa tanto furba, e mi sa che adesso è il momento di fare retro-front sperando di essere ancora in tempo!