martedì 31 dicembre 2019

Uscire dal tempo, finale di Arrival

Vivere senza tempo potrebbe voler dire agire come se questa azione che stiamo compiendo ha senso compiuto in un tempo che poteva però trascorrere nella direzione opposta; le nostre azioni "creano" la realtà ma solo dal nostro punto di vista, se vedessimo il tutto dal di fuori le nostre azioni sono trasformazioni della realtà compiute e immutabili, fissate e statiche come le pennellate di un grande quadro. Tutto è scritto e tutto è compiuto ma nello stesso tempo tutto va fatto in una eterna e infinita circolarità di causa ed effetto. Nel film Arrival la linguista comcincia ad avere visioni del suo futuro man mano che il suo cervello si plasma sul linguaggio che gli alieni le insegnano ed è questo lo strumento che vogliono donare all'umanità, la conoscenza di questa grande verità che anche il cervello umano può imparare.
La protagonista vede la sua vita da lì a venire con i momenti felici e dolorosi, l'amore di un marito il crescere di una figlia e il dolore struggente di perderla in giovane età per una malattia incurabile. Dei flash sempre più frequenti e dettagliati. Emergono pensieri su come risolvere la crisi politica causata dalla minaccia aliena e finalmente l'utilizzo di questo enorme potere: ricevere informazioni da un futuro prossimo e ancora in uno stato potenziale e utilizzare queste informazioni nell'istante presente. La prova definitiva della circolarità del tempo e la violazione del principio di causa-effetto con cui siamo abituati a vivere ogni giorno. Come faccio a conoscere un numero di telefono oggi? Perchè in futuro succederà che il proprietario me lo comunicherà, un'informazione che va dal futuro al presente. Ecco perchè gli alieni utilizzano un linguaggio fatto di simboli circolari ed ecco il potere che donano all'umanità: il ribaltamento di come noi pensiamo il tempo e al suo trascorrere che sentiamo come lineare ma che in realtà è circolare e non segue una strada unica ma si ramifica istante per istante assumendo pur tuttavia uno solo definitivo e immutabile cerchio. 
Faresti quello che hai fatto se sapessi come andrà a finire? La linguista vivrà una vita piena di gioie e dolori, decide lo stesso di sposarsi mettere al mondo una figlia e sopportare la sua dolorosa morte. Vivere come fosse l'ultimo giorno, come se fosse tutto compiuto. Ammesso e non concesso che possiamo avere il potere di osservare da fuori tutti gli eventi passati e futuri di questo enorme quadro che è la nostra vita in realtà non cambierebbe poi tanto le scelte che faremo giorno per giorno. 
Siamo liberi di compiere tutto ciò che vogliamo, purtuttavia non c'è un prima e un dopo quello che deve compiersi si è già compiuto e quello che sarà può essere previsto in un modo a noi indecifrabile già oggi. 
Possiamo trovare un senso compiuto più profondo all'insegnamento spirituale del non attaccamento, che è anche questo un insegnamento trasversale a tutte le grandi religioni. Non ha senso attaccarsi e vivere per le cose, il denaro, le proprietà, il potere, la fama perché ognuna di queste cose è soggetta a trasformazioni che le ridurranno a 0. Quando ognuna di queste non avrà senso avremmo solo sprecato la nostra vita dirottando le nostre energie e la nostra volontà verso azioni che invece sarebbero state più concrete e sensate se fossero state indirizzate al bene del prossimo. Quando le trasformazioni chimiche e biologiche causeranno il collasso di tutti i sistemi del nostro organismo questo smetterà di funzionare; la chiamiamo morte come se non avessimo più tempo in realtà abbiamo perso la possibilità di compiere azioni volontarie e consapevoli sulla materia che ci circonda e saremmo in quell'ultimo pensiero cosciente rammaricati di non avere compiuto gesti che potevano riempire la nostra vita di senso.

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