venerdì 13 dicembre 2019

Arrival

Arrival immagina come potrebbe essere il primo contatto con una civiltà intelligente.
Finalmente qualcuno, lo scrittore di fantascienza Ted Chiang e il bravo regista canadese Denis Villeneuve che ha saputo tradurre in immagini, raccontano di alieni non ostili non antropomorfi e non opportunisti o sfruttatori di qualche risorsa. E' proprio vero che quando immaginiamo qualcosa tendenzialmente proiettiamo noi stessi, tutte le nostre ansie e insicurezze e la nostra impostazione mentale, e non ci vuole molto a capire che violenza, attaccamento al profitto e alle ricchezze ci fanno immaginare un universo popolato da civiltà meschine e piccole come la nostra.
Il film è incentrato sull'incomunicabilità ed è ovvio che sarà così, se mai succederà. Abbiamo immaginato degli alieni talmente evoluti da riuscire subito a comunicare con noi, pensiamo agli animali più intelligenti, pensiamo ai delfini, come potremmo mai parlare con loro, come facciamo a chiedere cosa vorrebbero da noi? Coi delfini potremmo avere molto in comune, sono dei mammiferi, non siamo lontanissimi nel grande albero dell'evoluzione, ha gli stessi sensi nostri, vista, udito se ci impegnassimo dopo anni sapremmo stabilire una qualche forma di comunicazione, forse nei delfinari si fa già non certo discorsi complessi o domande esistenziali. Facciamo un passo oltre e pensiamo ai polpi che dimostrano una grande intelligenza pur nella semplicità della loro biologia. Come potremmo "dirgli" delle cose? In questo caso la distanza che ci separa è molta, hanno solo la vista in comune con i nostri sensi, probabilmente non hanno l'udito, ma avranno altri sensi che ancora non riusciamo a capire, ed è fondamentale capire cosa e come percepiscono la realtà per "aprire" un canale di comunicazione. Andiamo oltre e pensiamo ad una creatura che non fa parte di questo pianeta, si è evoluta a condizioni enormemente diverse, altre temperature, altre pressioni atmosferiche, altra composizione chimica, altre risorse vitali, organi di senso che non possiamo neanche immaginare. In che ordine di grandezza sono i loro corpi, sono individui unici e separati o forme di vita collettive? Cosa percepiscono e come, cosa emettono, onde sonore, energia, e sotto che forma? Luce, onde radio, raggi x, come interagiscono con la realtà, si muovono e in che modo. Facendoci queste legittime domande, capiamo subito che l'alieno antropomorfo con una testa con occhi, naso orecchie e bocca e 4 arti è quanto di più incredibile potremmo mai trovare per il semplice fatto che è inverosimile che la vita abbia trovato le stesse soluzioni su pianeti estremamente diversi dalla Terra.
Una linguista e un fisico ci mettono mesi per stabilire un contatto, scartato il canale sonoro per il semplice fatto che dopo enormi sforzi non c'è nessum modo di trovare un significato nei suoni che emettono, e noi e i nostri computer interpretiamo quelle onde sonore semplicemente come rumore. Si passa al canale visivo. La linguista scrive il suo nome sulla lavagna e i due alieni confinati in un'ambiente che verosimilmente contiene le loro condizioni ambientali disegnano sulla parete dei simboli circolari, è la prima incomprensibile risposta, ma è pur sempre una risposta, una azione interpretabile come reazione allo stimolo visivo della scrittura. E' la svolta, da questo momento in poi gli alieni disegneranno cerchi via via sempre più complessi e sempre più numerosi in risposta a quanto scritto e mimato dai due dall'altro lato.
In questo modo i due ricercatori riescono a crearsi un vocabolario di simboli associati alla loro traduzione e interpretazione di ogetti e azioni che gli alieni vedono fare ai due. I simboli che sono immagini nere su bianco possono essere salvate e interpretate da una IA che aiuta poi a ricomporre il messaggio nella loro lingua visualizzandolo su uno schermo. I militari incalzano i due a fare la fatidica domanda che rassicurerebbe il mondo dalle tensioni e paure create dalla loro presenza. Qual'è il vostro scopo? Risposta, "Dare arma". Almeno questa è la prima interpretazione che fa piombare la politica mondiale nella ostilità e in un senso di minaccia da cui sentono di alzare le difese. Ma il messaggio potrebbe anche essere "fornire strumento". E il senso si svela grazie ai pensieri che la linguista avrà man mano che quei simboli diventano sempre più usuali e familiari alla sua mente.
Il nostro cervello è strettamente connesso alla realtà che ci circonda, la rileva la interpreta, certe correnti filosofiche ci insegnano che forse è il nostro stesso cervello, la nostra mente a creare la realtà. E ciò che plasma il nostro cervello è quello che facciamo, quando studiamo intensamente qualcosa il nostro cervello si modifica, si creano letteralmente delle connessioni che prima non c'erano e acquisisce non solo delle nuove funzioni immagazinando esperienze ma espande le sue capacità di interpretazione e di consapevolezza della realtà che lo circonda. E sappiamo bene che la sola realtà "vera" è quella che percepiamo e di cui siamo consapevoli.
"Fornire strumento". Gli alieni sono sulla Terra per donare all'umanità qualcosa che potenzialmente potrebbero già avere ma di cui non sono consapevoli e se ne andranno solo quando si accertano che almeno un essere umano avrà usato questo strumento. Ed è ciò che avviene.

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